Anche Mario Sconcerti commenta, con un'editoriale sul Corriere della Sera, l'impresa dell'Inter al Camp Nou, un'impresa d'altri tempi:
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SCONCERTI: “L’INTER DI MOU, ESATTA COPIA DI QUELLA DI HERRERA. IN FINALE CON UN CALCIO DI ALTRE EPOCHE, PIENO DI SENTIMENTI”
Anche Mario Sconcerti commenta, con un’editoriale sul Corriere della Sera, l’impresa dell’Inter al Camp Nou, un’impresa d’altri tempi: L’Inter è in finale di Champions trentotto anni dopo. Un risultato che merita...
L’Inter è in finale di Champions trentotto anni dopo. Un risultato che merita la crescita della squadra e della società, ma soprattutto lo merita la differenza portata da Mourinho, attaccabrighe di classe internazionale e uomo di calcio ancora migliore.La partita è stata epica e brutta, non più di tre tiri in porta, condizionata dall’espulsione di Motta dopo appena un quarto del tempo. L’Inter è stata quella prevista, quindi intelligente per chi, come me, in quel modo l’aveva prevista. Il Barcellona è prevedibile come tutti i geni. Michelangelo fa Michelangelo, Picasso fa se stesso. La diversità viene da chi deve conquistarsi la vita. Così Mourinho ha preso come riferimenti le qualità del Barcellona e ci ha costruito sopra il proprio monumento. A volerla dire tutta, è stato un grande catenaccio sincero e molto onesto, quasi rischioso. Mourinho ha lasciato in campo fino alla fine i suoi attaccanti. Li ha messi a fare i terzini, ma li ha lasciati in campo sperando in una ripartenza eventuale che non c’è mai stata. Ha sbagliato i conti, ma ha rispettato il calcio. Non c’è dubbio che nella somma delle partite l’Inter meriti questa straordinaria qualificazione. E fa onestamente piacere che sia stata conquistata con mezzi semplici, un calcio di altre epoche, abbastanza pieno di sentimenti. Il Barcellona è quanto di più moderno sembrerebbe dovesse esserci. In realtà noi scambiamo sempre l’ultima partita vinta con una legge universale. Poi scopriamo che Ibrahimovic centravanti senza spazio non può che essere sostituito, e che Messi, partendo da lontano, è un normale trequartista. Questa sconfitta gloriosa è l’esatta replica dell’Inter di Herrera, l’uso massimo e proficuo di un risultato precedente fortunato. Questo è il calcio, che non ha modernità perché non ha tempo. Tra finale e finale non c’è stata nel mezzo una rivoluzione industriale, il calcio è sempre lo stesso. Perché non dovrebbero andar bene le stesse leggi? Il Barcellona ha tenuto sempre il pallone, imbarazzante, diciamolo, l’assenza di gioco offensivo dell’Inter. Ma non ci sono stati mai pericoli. Questa doveva essere la partita, e questa è stata. Non prendiamocela nemmeno con l’arbitro. Ha visto un braccio molto aperto contro la faccia di un avversario. La moviola ha mostrato che era uno schiaffo e non un pugno. Ma quello stesso arbitro ha annullato inutilmente il secondo gol del Barcellona. No, è stata la partita vecchia ed eroica che doveva essere. Con un suo ordine tattico e un po’ di modestia. Ma se alla fine c’è stata una squadra che è sembrata giocare inutilmente, non è stata l’Inter. Ora il viaggio continua e sembra quasi illudere. È dunque il tempo del realismo. E nessuno sa essere realista migliore del vecchio Mou.
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