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Sconcerti: “La massima forma di calcio attuale è il Palermo”

Daniele Mari

Mario Sconcerti, nel consueto editoriale del lunedì mattina sul Corriere della Sera, analizza così l’ultima giornata di Serie A. Le due sorprese principali hanno i volti di Javier Pastore e di Hernanes: Dopo sette giornate la domanda è se...

Mario Sconcerti, nel consueto editoriale del lunedì mattina sul Corriere della Sera, analizza così l'ultima giornata di Serie A. Le due sorprese principali hanno i volti di Javier Pastore e di Hernanes:

Dopo sette giornate la domanda è se c’è qualcosa di nuovo. L’aritmetica dice che ad avere molti punti in più sono Milan e Napoli (5), ma solo perché ne avevano pochi un anno fa. Non è lì la diversità. Il nuovo sono in una decina di giocatori quasi imprevisti. Giocatori che crescono come Pato, altri che tornano come Ibrahimovic, o si completano come Eto’o. Ma anche giocatori che si prendono l’orizzonte senza preavviso come Pastore e fanno pensare che il calcio stia davvero cambiando generazione. Vecchi professionisti come Mauri che trovano un motivo finale per inventarsi un corteo, o fantasisti in evoluzione come Cavani, ormai centravanti da oltre 20 gol. O una scheggia magica come Krasic, senza tempo e senza schemi, il calcio primordiale, quello che strappa gli avversari ogni volte che riesce. Ma non riesce mai se non sei Krasic.Il campionato d’autunno è questo, una quantità di giocatori che non si pensava potessero fare differenza e invece la fanno. Può darsi che finisca come sempre, che vincano i più forti. Ma era un po’ di tempo che i forti non avevano tante facce. Forse la globalizzazione ha portato anche questo, una remota possibilità di vincere per tutti. In un calcio molto organizzato, chi trova un fuoriclasse ha fatto metà strada. Oggi ci sono più giocatori che organizzazione. La cattiva qualità del gioco non è colpa della qualità individuale, ma della debolezza di chi gestisce il gioco.Pochi maestri, pochissimi allenatori. Il giocatore si è evoluto, è diventato personaggio dai molti volti, pubblicità, pressioni, media, lo hanno portato avanti, abituato a tutto. Fa domande, chiede spiegazioni, vuol capire, risponde. Ha costruito un nuovo calcio mentre gli allenatori chiedono il massimo della conservazione. Tutto come era ai loro tempi. Questo rende oggi il campionato un gioco flessibile. Restano i valori di fondo, ma vengono ripensati. Dovendo fare un esempio penso al Palermo, la massima forma di calcio attuale. Non la migliore, quella però che nel calcio si compie di più, dove si mescolano divertimento e dovere, gregariato e nobiltà.Il calcio raramente ha interrotto la routine, vincono sempre gli stessi da 25 anni. Le diversità sono nate dai fuoriclasse. Una buona squadra più un fuoriclasse fanno una squadra assolutamente competitiva. Il Palermo ha Pastore come riferimento e Pastore è un fuoriclasse. Ha il fisico di Francescoli e il gioco di Zidane ragazzo, qualcosa di raro, quasi incomprensibile, infatti si dice che sia lezioso quando invece ha segnato 4 reti in 7 partite. È più avanti ancora la Lazio di Hernanes che mescola talento e buon calcio italiano. Il nuovo c’è ed è competitivo. La novità è questa, poi vinca chi deve.