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All’indomani della relazione del procuratore federale Stefano Palazzi il presidente Moratti ha tenuto una riunione con tutti i suoi collaboratori e con i suoi legali, per fare il punto della situazione e non trovarsi impreparati, al di là della posizione di necessaria attesa del pronunciamento del Consiglio federale (18 luglio). Perché l’Inter è furibonda? Perché vede quella di Palazzi non come una relazione, ma come una sentenza: pronunciata da chi non ne aveva titolo e soprattutto senza che sia mai stato celebrato un processo. Una condanna senza avere la possibilità di difendersi. E la rabbia ètanto più montata perché è stato gettato fango sull’uomo simbolo della società Giacinto Facchetti, definito ieri da Gigi Riva «un angelo», ma imputato in base alla relazione di Palazzi di colpe gravi, perché avrebbe tentato, attraverso alcune telefonate ai designatori arbitrali del tempo, di condizionare i risultati sportivi. Eccola, la furia dell’Inter: sempre più convinta di essere vittima di quelle telefonate, fatte da Bergamo e Pairetto una volta scoperto di essere intercettati. Un modo per tentare di confondere le acque, coinvolgendo tutto e tutti. Ma in ogni caso telefonate, sostiene l’Inter, che restano di nessuna rilevanza, e per questo archiviate nel processo del 2006.
Ma perché l’Inter è allo stesso tempo tranquilla? Perché è certa che quello scudetto assegnatole a tavolino non le potrà essere revocato. Il fango è comunque arrivato con la «relazione» di Palazzi, e ha fatto male. Ma finisce qui. Perché il Consiglio federale non ha alcun titolo per giudicare e prendere quel provvedimento e questo lo hanno ribadito anche il presidente emerito del Consiglio di Stato, Mario Egidio Schinaia, e la professoressa Luisa Torchia, che hanno stilato un parere per i nerazzurri: il Consiglio federale non ne ha il potere perché alla revoca dello scudetto (che è una sanzione» per il codice sportivo) si può arrivare solo per via giuridica. E questo parere è stato già esposto a Palazzi dallo stesso Moratti due mesi fa, a Milano, quando il pm diede al presidente la possibilità di chiarire il senso di alcune telefonate, sino a definirne, lunedì, la posizione di «scarso rilievo».
Al di là di certe sue certezze, l’Inter però sa anche che tutto è sempre possibile. E dunque, se dovesse arrivare la revoca, sarebbe pronta a fare tutti i ricorsi del caso (Tar) e anche ad avanzare una richiesta di risarcimento danni (uno scudetto, ancorché assegnato a tavolino, ha un valore commerciale quantificabile) da estendere anche ai consiglieri federali. In ogni caso, entrare nel merito sarà impossibile: non fosse altro, e non è poco, che per l’impossibilità a difendersi di Giacinto Facchetti.
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