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Quanto ai nuovi arrivi del 2024 dall’estero, i nodi interpretativi sono sostanzialmente tre. Il primo è culturale: se prima del dicembre 2023 la detassazione era applicabile anche a tutti gli impatriati dello sport professionistico, ora occorre un titolo di studio: secondo i tributaristi, almeno una laurea triennale. Un paletto apparentemente insuperabile per gli sportivi di Serie A è la soglia dei 600 mila euro di reddito. e qui entra in scena il secondo nodo, quello familiare: sarebbe previsto “un abbattimento dell’imponibile fiscale fino al 60%, qualora il lavoratore si trasferisca in Italia con un figlio minore o in caso di nascita di un figlio, ovvero di adozione di un minore di età”, specifica che, secondo un’interpretazione, permetterebbe di superare anche il vincolo reddituale.
Il terzo e ultimo nodo è immobiliare, con agevolazioni “per ulteriori 3 periodi d’imposta” a chi abbia acquistato “un immobile in Italia, adibito ad abitazione principale, entro il 31 dicembre 2023 e comunque nei 12 mesi precedenti il trasferimento nel 2024 anche della residenza anagrafica”. Senza fantasticare su figli fantasma o sulla retrodatazione dell’acquisto di un monolocale a Bolzano o a Canicattì da parte di un campione, una cosa rimane certa: i club italiani, vogliono continuare a risparmiare sulle tasse (nel 2023 21 milioni di euro di tasse). Ma non sanno, in realtà, se potranno davvero, Per questo chi scrive i nuovi contratti prevede delle clausole ad hoc: paracadute finanziari da far scattare a reciproca tutela (dei giocatori, che non vogliono vedersi ridurre il netto da tasse inattese, ma anche dei club) se l’interpretazione del legislatore sui confini del decreto crescita dovesse essere sfavorevole.
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