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Sneijder: “Inter, senza Mou non sei stata più lo stessa. Lui è special perchè…”

Il suo arrivo al Galatasaray è stato raccontato come lo sbarco sulla terra di un marziano. Wesley Sneijder in fondo un po’ marziano lo è stato: con l’Inter ha vinto tutto, contro tutti, ed è stato accolto in Turchia con grande...

Eva A. Provenzano

Il suo arrivo al Galatasaray è stato raccontato come lo sbarco sulla terra di un marziano. Wesley Sneijder in fondo un po' marziano lo è stato: con l'Inter ha vinto tutto, contro tutti, ed è stato accolto in Turchia con grande entusiasmo. Il giocatore olandese è tornato a parlare del suo addio ai nerazzurri e della sua esperienza con Mourinho. "E' stata un'accoglienza calorosa", dice. "Mi sono ritrovato davanti tutta questa gente appena sono sceso dall'aereo, è stato un messaggio di benvenuto bellissimo ed ho subito avuto l'idea di essere arrivato in una città e in un Paese incredibile. Da allora ogni giorno è stato molto bello e sono felice di aver fatto questo passo", è quanto raccoglie Fcinter1908.it

IL GALATASARAY - "Come è andato il mio trasferimento? Volevo fare un passo avanti come giocatore, quando le cose iniziano a non andare bene non puoi restare sullo stesso livello. Volevo rinnovarmi e il Gala era la migliore offerta. Un grande club ai miei occhi, gioca sempre in Champions e sono ancora in ballo per il campionato turco. Voglio tornare a vincere e questi sono stati i motivi per i quali ho scelto di venire in Turchia. Ero già stato ad Istanbul, anche se non la conoscevo benissimo mi piaceva, ma a colpirmi sono state le strutture delle squadre turche. In 48 ore abbiamo deciso tutto e abbiamo messo a punto i dettagli del mio passaggio. Avevo altre offerte, ma ho chiamato il mio agente e gli ho detto: 'Voglio andare al Galatasaray, facciamo questo affare'. Ho un contratto di tre anni e mezzo e voglio fare bene per ripagare presidente che mi ha voluto fortemente e tifosi. E quando scadrà il contratto vedremo, per me non ci sonmo problemi. In questo momento mi sento molto bene e non si sa mai. Magari gioco fino a 40 anni", spiega Wes

REAL O BARCELLONA - Un retroscena della sua carriera. "Prima di arrivare al Real avevo anche un'offerta del Barcellona, ma la maglia del Real mi aveva sempre affascinato perché la conoscono in tutte le parti del mondo, quando mi hanno fatto la loro offerta ero molto emozionato e ho detto 'ok, facciamolo'. Il Barcellona ha vinto tutto, soprattutto negli ultimi anni, ma la storia del Real è imponente e sono molto felice di aver giocato lì". 

E POI E' ARRIVATA L'INTER - "La società nerazzurra era interessata a me in quel momento - racconta l'olandese - e c'era Josè Mourinho in panchina, non è stato difficile decidere. E in finale ho incrociato Robben. Se credo nel destino? Si. E' una cosa divertente. Quando stavo per arrivare in Italia, sul volo verso Milano, stavo parlando con la mia famiglia, mio fratello e il mio manager e ci dicevamo che la finale di Champions sarebbe stata a Madrid nel 2010 e scherzavamo perché dicevamo che saremmo tornati in Spagna a maggio. Non ho vinto il Pallone d'oro quell'anno? Abbiamo vinto tutto quell'anno: è sempre bello vincere un premio individuale, certo, ma come squadra avevamo veramente fatto benissimo e qualsiasi premio individuale appartiene alla squadra perché senza i tuoi compagni puoi fare poco. Preferisco i trofei di squadra". 

COSA E' CAMBIATO - "Poi è cambiato tutto. Ogni cosa. Le prestazioni sono calate, è scomparso lo spirito di squadra, sono andati via tanti calciatori. Era andato via Mou che aveva un sistema di successo e sapeva esattamente cosa fare con una squadra in campo anche utilizzando moduli diversi. Poi è arrivato Benitez, ho giocato centravanti o ala sinistra, ci mancava solo facessi il portiere. Non sono contento di quel periodo, ma ora è passato e si pensa al futuro", spiega Sneijder.

MOURINHO - "Perché è speciale? Perché ha grandi qualità. Si può soddisfare undici giocatori, lui riusciva a farne stare bene 23, tutti erano felici del loro lavoro e si sentivano importanti. Parlava con tutti noi ogni giorno e sapeva cosa dire. Era un periodo in cui stavo giocando tantissime partite. E mi chiese se ero stanco. Io gli ho risposto che stavo bene, ma lui mi diede cinque giorni di riposo e io però volevo giocare. Lui mi ha fatto passare cinque giorni con la mia famiglia, ma appena sono tornato mi ha messo in campo. Ero carichissimo, correvo e ho fatto una grande partita. Tutti credevano che non ce l'avremmo mai fatta contro il Barcellona, ma nella partita di andata a Milano, nonostante il loro primo gol, lui ci disse che avremmo vinto lo stesso. Abbiamo vinto tre a uno. E' stato un giorno speciale. E sono contento quando sul palco del pallone d'oro dopo un mio discorso l'ho visto piangere dall'emozione, mi ha abbracciato forte. C'è un rapporto speciale tra noi, le comunicazioni non si sono mai interrotte, ci sentiamo almeno due volte a settimana".

LA SERIE A - "Sul campionato italiano - continua l'ex giocatore interista - credo si sia un po' abbassato il livello della qualità nelle due ultime stagioni. La Juventus sta migliorando ed è in testa da tempo. Gli altri hanno andamenti negativi. Il Napoli si avvicina, ma dopo un po' i bianconeri tornano di nuovo ad essere soli là davanti. L'Inter? E' in una situazione difficile e non sarà facile uscirne". 

UNITED - Aveva avuto la possibilità di andare a giocare nel Manchester di Ferguson: "Si, ne avevamo parlato, ma ho chiesto molti soldi. Ero felice a Milano, avevo vinto tanto e volevo restare all'Inter. Sicuramente lo United è un grande club, parlammo tanto, ma poi non se ne fece niente e io ero comunque felice di restare", sottolinea il trequartista.