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Sneijder: “Inter, a volte i sogni si avverano! Con il City difficile, non impossibile”

Fabio Alampi Redattore 

L'ex centrocampista olandese crede nelle possibilità dei nerazzurri: "Sta accadendo qualcosa di simile al 2010"

C'era anche Wesley Sneijder a San Siro martedì sera: l'ex centrocampista olandese, uno degli eroi del Triplete dell'Inter del 2010, ha assistito all'euroderby di ritorno dalla Curva Nord, in mezzo ai tifosi nerazzurri. E ora, in un'intervista a La Gazzetta dello Sport, invita il pubblico interista a non smettere di sognare: "Martedì è stata una serata magnifica, che non dimenticherò: non capita spesso di andare in una vera "curva". E poi San Siro in certe notti diventa unico: contro il Milan mi ha ricordato l'atmosfera della semifinale vinta contro il Barcellona 13 anni fa. Poi con il mio amico Materazzi, un "pazzo" buono, è stato ancora più divertente".

E tra un coro e l'altro l'Inter come l'ha vista?

"Una squadra da finale di Champions. Per organizzazione, intensità, qualità e profondità della rosa vale il top. Anche considerando l'andata, la qualificazione non è stata mai in dubbio. I tifosi devono essere orgogliosi e sognare. Se ci credi davvero, i sogni a volte si avverano!".

Ma si dice che il super City sia impossibile da battere.

"No, non esistono partite impossibili. Esistono partite difficili, e questa certamente lo è. Ma, soprattutto in una gara secca, l'Inter può fare ogni impresa. Anche noi nel 2010 col Barça eravamo spacciati in partenza e, invece, poi però si gioca...".

Ecco, nel 2010 avete battuto proprio una macchina perfetta di Pep: consigli per ripetersi?

"Sono diverse le squadre ed è anche cambiato il calcio. Guardiola continua a innovare e ha un gruppo straordinario. Ma qualcosa dietro può concedere e lì c'è margine per colpire. Poi fisicamente l'Inter è molto strutturata, può reggere l'urto".

Cosa può imparare questa Inter da voi del Triplete?

"A noi è successa una cosa magica. A un certo punto, il gruppo si è fuso, è diventato una cosa sola con l'allenatore e con l'ambiente, ed è subentrata la convinzione di poter fare un'impresa. Prima di realizzare una cosa, devi convincerti di potercela fare. Nella testa dei giocatori sta accadendo qualcosa di simile".

E Lautaro può essere l'uomo del destino come fu Milito?

"Esattamente, due argentini e due goleador. Lautaro potrebbe prendere da esempio anche Zanetti visto che nel derby aveva la fascia da capitano. Il Toro tra il Principe e Pupi: sembra una bella favola nerazzurra".

Lei ha sfiorato il Pallone d'Oro: se dovesse decidere la finale, Lautaro lo meriterebbe?

"Lautaro deve pensare che vincere la Champions con l'Inter è la cosa più bella che c'è. Lui ha pure vinto il Mondiale, questo ha un peso nel premio... In generale, lo vedo un attaccante forte, cresciuto, ormai al top".

Si dice che il centrocampo sia il reparto migliore dell'Inter.

"Inzaghi li sta facendo ruotare benissimo. Mkhitaryan può fare tutti i ruoli, Barella ha un'energia incredibile, Brozovic è l'equilibrio. Forse il giocatore a cui somiglio di più e Calhanoglu: il suo cuore batterà forte in finale, si gioca nel suo Paese e avrà una motivazione in più".

Che coppia dovrebbe giocare in attacco a Istanbul?

"Non è il mio lavoro dire chi gioca, Inzaghi lo sa molto meglio di me... Oltre Lautaro, ci sono due centravanti diversi e generosi. Lukaku è tornato in forma al momento giusto, Dzeko ha l'esperienza che serve. E non dimentico Correa".

È tornato al top anche il suo connazionale Dumfries.

"Lui è un giocatore chiave per l'Olanda: all'Inter è cresciuto e ha imparato molto tatticamente. In finale su quella fascia ci sarà da correre, mi sa. E, ovviamente, sono contento anche per De Vrij, sempre disponibile, affidabile".

Quale caratteristica la sorprende di più di Inzaghi?

"La resilienza. Ha gestito situazioni difficili perché la gente si aspettava di più in A. Alla fine ha avuto ragione perché ha dato serenità e ora tutti sembrano felici di stare insieme, si aiutano e vincono. Questo è il modo migliore per arrivare a una finale".