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La sfida può orientare definitivamente la corsa allo scudetto? Chi la vince, vincerà anche alla fine?
«La partita non vale quattro punti, ma sempre tre come tutte le altre... L’Inter è avanti e ha una gara da recuperare, ma chi potrebbe mai dire che, battendo la Juve, avrebbe già lo scudetto in tasca? Non funziona così, mancano tanti mesi e gli avversari sono sempre difficili, soprattutto in Italia. La squadra di Inzaghi può uscire ancora più convinta dalla sfida, ma so che non perderà l’umiltà. Quella di Allegri ha l’occasione di avvicinarsi e mettere ancora più pressione all’Inter. Sarà così fino alla fine, mi immagino un testa a testa che rende la Serie A ancora più interessante. E spero che a maggio festeggi l’Inter, questo è chiaro».
Per lei qual è il segreto dei nerazzurri?
«Hanno un gruppo solido, in cui non c’è niente di improvvisato. La casa l’hanno costruita un po’ alla volta negli anni e adesso, se sostituisci un giocatore con un altro, il cambiamento è assorbito in fretta. Pavard, Thuram, Sommer sono talmente ben inseriti che ti immagini siano lì da anni, invece è soltanto la loro prima stagione. Queste cose nel calcio non succedono mai per caso. La crescita collettiva, poi, aiuta sempre i singoli».
Si riferisce a Lautaro?
«Lui più di tutti. Era forte già prima, adesso è fortissimo. Continuando così, non so neanche immaginare quanto possa segnare. Mi piace l’atteggiamento, la fascia gli sta bene al braccio e gli dà maturità: l’Inter ha davvero trovato un perfetto capitano. Poi per una punta è facile giocare con quel centrocampo lì...».
Anche lei tra i fan del trio di tenori Barella-Calhanoglu-Mkhitaryan? E chi tra i tre è più... Sneijder?
«C’è qualcuno che non lo apprezza? Non credo... E nessuno di loro è “Sneijder”, e va benissimo così, anche perché sono grandi centrocampisti, moderni e ognuno con le proprie caratteristiche, senza dover somigliare a qualcuno. In più, si integrano perfettamente, sono un bel puzzle. Se Calha è marcato, lo aiutano gli altri due e poi insieme o a turno entrano in area e tirano in porta».
Avrà un suo preferito, però…
«Sono di Utrecht e i preferiti non possono che essere gli olandesi... De Vrij è uno dei giocatori più affidabili che ci siano: quando Inzaghi lo chiama, lui risponde. Non vedo pericoli su Dumfries: in una stagione capita sempre di giocare più o meno in certi periodi, ma lui è cresciuto, è una certezza. Aspettiamo pure che Klaassen trovi spazio. Però, voglio citare anche chi gioca meno: Frattesi e, soprattutto, Asllani che è un talento vero e per me sarà il futuro dell’Inter».
La Juventus, invece, è tornata la squadra solida di un tempo?
«Fare tanti punti e subire così poco è la dimostrazione che la Juve ha raggiunto di nuovo un grande livello: è riposata, concentrata sull’obiettivo. Non giocherà così bene come l’Inter, forse, ma è molto pericolosa, soprattutto davanti: anche Vlahovic si sta affermando definitivamente e e c’è molto curiosità su Yildiz. Visti gli anni passati in Turchia, sono contento quando vedo giocatori di talento che vengono da quel Paese. Ovviamente, parto da Calha, che è uno dei migliori del suo ruolo in Europa».
Ma se potesse scegliere per l’Inter: meglio scudetto o Champions?
«Meglio semplicemente continuare a crescere come negli ultimi anni. Crescere tutti insieme, dall’allenatore ai giocatori. E a quel punto sarà più facile continuare a vincere qualcosa. Allo scudetto ci tengono tutti a Milano ma, ripensando a come è finita la finale di Istanbul, sono certo che l’Inter in Europa ormai se la gioca con chiunque».
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