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Le dichiarazioni di Spalletti dopo la sconfitta dell'Inter contro la Lazio non sono piaciute alla società. Il tecnico ha messo in scena una nuova puntata della vicenda Icardi e nessuno della dirigenza si aspettava questo tipo di dichiarazioni. Marotta prima della gara aveva pensato ad abbassare i toni e a difendere il tecnico e persino Wanda a Tiki Taka non ha detto parole fuori luogo, anzi è stata conciliante.
"Ecco perché lo sfogo di Spalletti, per quanto condiviso in larga parte nei contenuti dal club, è stato ritenuto inopportuno e indelicato. Perché sono più le controindicazioni che i vantaggi di un’uscita così forte, che rischia di trasformarsi in autolesionismo allo stato puro. La trattativa tra Marotta e l’avvocato Nicoletti sarà stata pur definita «umiliante» da Spalletti, ma in fondo la società l’ha portata avanti – senza peraltro accettare neppure l’idea della restituzione della fascia – per riconsegnare al tecnico un giocatore e un patrimonio economico del club tutto. E questo nonostante lo stesso Spalletti abbia voluto precisare il passaggio, anche ieri ad Appiano: l’uscita pubblica condita da quella parola «umiliante» era pensata per rafforzare la sua posizione all’interno del gruppo, quel gruppo al quale però nell’ambito della stessa conferenza ha di fatto annunciato il ritorno tra i convocati di Icardi da Genova in poi. Come a dire: ok la punizione, ma ora voltiamo pagina", si legge su La Gazzetta dello Sport.
"C’è però un altro passaggio sembrato eccessivo al club. La sottolineatura «Icardi non è né Messi né Ronaldo» è parsa fuori luogo, come un voler stravincere quando invece a volte è sufficiente portare a casa il successo. E in fondo, non convocando il giocatore e incassando la totale fiducia del club, Spalletti aveva già «vinto» la sua partita. Ieri la società ha preferito guardare oltre, non esasperare una vicenda ormai infinita. E si aspetta che il tecnico faccia lo stesso oggi. L’allenatore non è inesperto, sa quando mandare messaggi e perché, magari a volte sbagliando la misura. Il sospetto che lo faccia perché ha capito che il suo futuro è altrove è lecito oltre che diffuso, ma non è condiviso dai dirigenti nerazzurri. E in fondo non potrebbe neppure esserlo, in una fase così delicata della stagione. Il quarto posto è obiettivo troppo grande per disperdere energie: sembrerebbe un concetto banale, ma all’Inter è stato un po’ accantonato. Senza Champions League, per dire, non ci sarebbe neppure un dubbio sulla tentazione – già fortissima oggi – di cambiare molte delle facce protagoniste di questa stagione. A patto che tornino i numeri, beninteso. Per Icardi e per Spalletti, che ha la forza di un contratto fino al 2021. E ai soldi tengono tutti. Anche la famiglia Zhang", riporta la rosea.
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