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Alla fine è arrivata una bordata di fischi e un "tirate fuori i cogl..." che sapeva di rabbia ma pure di rassegnazione. I tifosi interisti hanno chiesto la vittoria alla loro squadra e hanno spinto fino a quando hanno potuto. L'1-1 contro il Crotone però è arrivato con le solite modalità di chi, ancora prima che si possa fare, ha già tirato i remi in barca: i giocatori nerazzurri sembrano non riuscire a sbloccarsi mentalmente, non riescono a tenere il risultato, non cambiano marcia durante la gara per cercare di forzare la mano e allargare il risultato. Nulla di nulla. Sembra finita pure la speranza, eppure dopo l'ultima domenica, l'obiettivo Champions era rimasto lì come un miracolo, ancora a portata di mano. La lezione di Ferrara non è servita e anche al Meazza l'Inter non ci ha messo né piglio, né gamba permettendo ai calabresi di raccogliere un punto che magari farà male pure a mister Zenga. Luciano Spalletti ha provato a cambiare volto alla gara con i cambi, ma ha potuto poco: pure lui girava a testa bassa nella sua area quasi come rassegnato di quanto stava vedendo. Alla fine della partita è arrivato in sala stampa e ha analizzato la partita insieme ai giornalisti presenti. Tra di loro anche l'inviata di FCINTER1908.IT e vi riporta le sue parole:
-E' rimasto lei come unica ancora di salvezza per l'Inter?
Unica ancora di salvezza sono i giocatori. Io mi devo prendere le mie responsabilità se i giocatori non funzionano. Siamo in un momento sicuramente carico di difficoltà e si vede, io sono responsabile perché probabilmente non gli ho creato un contesto o un modo di lavorare dove possono esprimere il meglio di loro stessi e in precedenza è stato così. Se la fragilità sarà così fino in fondo vedremo, non possiamo nasconderci ecco. Quello dell'Inter è un posto splendido dove lavorare e ci sono tutte le qualità per poterci lavorare bene.
-Vedendo il secondo tempo di oggi, sia Karamoh che Rafinha, possono dare in un momento così dare una mano più di chi è spento?
Si la possono dare. Poi abbiamo avuto una reazione quando non c'era niente da perdere. Quando sei in difficoltà vera reagisci in maniera più dura e convincente. Karamoh ha fiammate importanti e buone qualità, però poi offre una prestazione di fiammate, ha bisogno di recuperare e non ha continuità e fluidità di gioco, è un attaccante come caratteristiche, la squadra non può sostenere uno che lavora senza continuità, vai a subire gli avversari. Rafinha non ha la partita nelle gambe ma ci può dare una mano, ha determinate qualità, ma dobbiamo ricrescere su più cose. Quando la cosa si è un po' appiattita bisogna andare sui ragionamenti razionali e un passo alla volta. L'obiettivo deve essere quello di vincere un gioco, qualcosa che sia più facile da raggiungere quotidianamente, in cui provi cose positive e aumenta l'autostima. Se hai un carattere fragile il cervello ti annulla tutto, non riesci a reagire, ti abortisce ogni idea, ogni cosa. Servono due tre cose che siano belle riconoscibili e che possono essere raggiunte, un passo alla volta. Funziona così. Abbiamo soluzioni che non abbiamo provato, stasera abbiamo fatto confusione con le due mezzali, abbiamo perso palla, non avevamo spazio per giocare, stessa cosa nella fluidità di palleggio che non è di qualità adesso e abbiamo dei giocatori sottotono. Dipende da cosa si riesce a proporre.
-Cosa deve cambiare l'Inter?
Bisogna ricominciare a vincere qualche partita, senza vittorie non si arriva tra le prime quattro, servono i tre punti, serve ritrovare il livello di qualità della squadra.
-Che cosa serve, una rivoluzione tecnico tattica o ritrovare agonismo?
Ci vogliono entrambi perché poi anche in quello che è un cambio totale i giocatori devono avere caratteristiche per portare avanti un certo progetto tattico. Mauro è una prima punta, con Eder puoi fargli dividere il campo in due. Stasera abbiamo creato una soluzione con Rafinha trequartista e Eder a sinistra che scambiava con Perisic e Karamoh a destra, una soluzione che però metterebbe in difficoltà Icardi.
(Fonte: FCINTER1908.IT, dal Meazza Eva A. Provenzano)
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