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Nello sport spesso le fatiche di gare e allenamenti si incrociano con le religioni che gli atleti professano e che spesso li sottopongono a dilemmi difficili da sciogliere circa le loro abitudini di vita e le scelte da intraprendere. Molti si rifiutano di scendere a patti con il dio denaro e restano fedeli ai loro precetti religiosi. Un equilibrio difficile da mantenere per tutti: i cristiani spesso non vogliono competere in eventi domenicali, i musulmani hanno il mese di Ramadan che sovente rende più difficile l'allenamento mentre gli ebrei fronteggiano il dilemma nei giorni sacri come lo Yom Kippur. Ecco alcuni celebri esempi nel mondo dello sport.
Bosniaco, musulmano, commissario tecnico dell’Algeria. Ai giornalisti che gli chiedevano come fosse possibile conciliare sacro e profano, religione e professione, insomma il rispetto del digiuno di Ramadan e la preparazione della partita che tutti gli algerini aspettano da 32 anni, nell'ultimo Mondiale contro la Germania ha risposto: «È un fatto privato e i giocatori faranno quel che vorranno. Ma voi con questa domanda mancate di rispetto e di etica. Parliamo di football». Halilodzic lasciò ai giocatori la libera scelta di seguire i precetti religiosi, pur dovendo fronteggiare una partita così importante.
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