Domani inizierà la stagione dell'Inter. Intervistato da La Gazzetta dello Sport, un grande ex nerazzurro come Dejan Stankovic ha analizzato l'arrivo di Conte e i possibili colpi di mercato:
primo piano
Stankovic: “Conte, l’Inter ha voluto mandare un messaggio a tutti. Icardi all’estero e Nainggolan…”
L'ex centrocampista dell'Inter ha parlato della nuova stagione che inizierà domani
«Qualche chiacchiera la faccio, ora vi dico che il mercato è lungo, magari possono esserci altre novità...».
Ok, andiamo dritti al punto. In quale reparto?
«Se dovessi pensare a un settore, direi a centrocampo. Ho letto il nome di Matic, potrebbe far comodo, ma non so. Però lì qualcosa accadrà, oltre a Sensi e alla trattativa Barella».
Quali sensazioni le dà l’Inter che sta nascendo?
«C’è l’idea che si stia costruendo qualcosa di vincente. Il processo è iniziato già con Spalletti, ha impostato un buon lavoro, anche se la squadra l’anno scorso ha avuto troppi alti e bassi che andavano oltre i fisiologici cali».
Merito di Conte, le sue sensazioni?
«Prendendo lui, l’Inter ha dato un messaggio al mondo intero molto chiaro: qui vogliamo fare le cose sul serio. Poi c’è il gap con la Juve che resta ampio, troppo ampio. Importante sarà accorciare, fondamentale che lo facciano anche le altre squadre, per alzare il livello di competitività del campionato».
Lei ha giocato in un’Inter vincente. Come si costruisce la vittoria?
«Anno dopo anno, non è mica detto che questo sia subito quello giusto per partire a bomba. Magari servirà aggiungere qualche pezzo alla volta».
Ci sarebbe un altro dente da togliersi: Conte e il passato bianconero.
«Il vero interista non ragiona così. Sono discorsi che lascerei a chi vuol far casino. E la gente la pensa come me: gli abbonamenti sold out lo dimostrano, neppure la mia Inter del Triplete giocava sempre davanti a così tanti spettatori. Per Conte parlano i risultati, ha fatto bene ovunque. È un professionista, lascerà il segno anche all’Inter, non ho dubbi, so come lavora».
Chi gliel’ha raccontato?
«Ne ho parlato con Ranocchia, l’ha avuto anche in Nazionale. Con Conte si lavora tanto, ma è così che funziona se vuoi vincere. È la cultura che ho sposato io, con Mancini, con Mourinho, quella di Mihajlovic».
La cultura che Conte aveva pure da giocatore?
«Sa cosa mi ricordo più di Antonio?».
Prego.
«Le botte che ci siamo scambiati. Era un bell’osso, eh, non te ne faceva passare una. Ecco, in panchina fa lo stesso».
A proposito di mentalità vincente: Godin.
«L’avrei voluto qualche anno prima. Ma va bene così: affidabile, sa come ci si approccia alle grandi partite. Se Conte vuole giocare con la difesa a tre, tra l’uruguaiano, Skriniar e De Vrij i problemi saranno per gli attaccanti avversari».
Attaccanti vuol dire Dzeko e Lukaku, anche.
«Conosco Edin, da tanti anni. È un grande centravanti, un punto di riferimento. Ha avuto i suoi periodi di crisi, ma prenderlo sarebbe un vantaggio».
E Lukaku?
«Non si discute, non è certo l’anno negativo allo United a farmi cambiare opinione. L’Inter farà tante partite, ha bisogno di due centravanti che riempiono tanto l’area. Non so se possano giocare bene insieme, perché a entrambi serve spazio, non possono toglierselo a vicenda. Ma è bene che ci sia abbondanza, all’Inter servono uomini gol. Penso ad Esposito: è il miglior amico di mio figlio, sono stato felicissimo per lui quando ha esordito in Europa. Ma l’Inter non può ritrovarsi in quelle condizioni».
Quelli erano i giorni del caos Icardi. Caos ancora attuale...
«Come giocatore non si discute. La pensa così anche chi non lo dice. Poi sul resto non entro, non mi interessa. Dico però che per l’Inter sarebbe meglio cederlo all’estero, per evitare di rinforzare una potenziale rivale in Italia».
A Nainggolan cosa si sente di consigliare?
«Gli dico che nel 2009 per due mesi l’estate venivo parcheggiato un giorno sì e l’altro pure sul treno di qualche mio ex allenatore. Dovevo andar via, sono rimasto e ho vinto tutto. Chissà...».
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