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Stankovic: “Inter padrona del proprio destino, Conte è tosto. Eriksen fa la differenza. Sogno di…”

Alessandro De Felice

Le dichiarazioni dell'ex calciatore dell'Inter e attuale allenatore della Stella Rossa ai microfoni de' La Gazzetta dello Sport

Una nuova avventura in panchina, alla guida della sua Stella Rossa. Dejan Stankovic, leggenda dell'Inter e protagonista del 'Triplete' nerazzurro del 2010, affronterà il Milan nella gara d'andata dei sedicesimi di Europa League tre giorni prima dal Derby di Milano.

"Ha un bonus-vittoria da usare per un solo derby: quale sceglie?". "Quello di domani, ma non perché non sia innamorato dell’Inter: la Serie A è ancora lunga. In Europa League non si può più sbagliare" spiega il serbo ai microfoni de' La Gazzetta dello Sport. Stankovic ha collezionato in carriera 326 partita con la maglia nerazzurra con 15 trofei.

In carriera ha lavorato con dei big.

"José, Mancio, Sinisa, Eriksson, Zaccheroni… A ciascuno cerco di rubare qualcosa, ma copiarli è impossibile: ognuno deve avere una precisa identità. Io sto creando la mia".

Milan, i pericoli da temere?

"Il loro modo diretto di giocare e certe individualità: penso a Leao, Rebic, Castillejo, Zlatan, Çalhanoğlu, Kessié che è una macchina da guerra, ma soprattutto a Theo, decisivo quanto per noi Maicon nella stagione del Triplete".

Quasi 11 ne sono passati dall’ultimo scudetto dell’Inter.

"Ora è padrona del proprio destino, l’assenza delle coppe è un vantaggio. Mi auguro che la Stella Rossa possa consegnarle un Milan stanco".

Cosa pensa di Conte?

"È uno tosto, sul pezzo, che non lascia nulla al caso. Mi piace. E sono contento per Eriksen: ha avuto poco spazio, ma può fare la differenza. Ha due piedi meravigliosi".

A Milano gli Stankovic non mancano.

"Sono contento per Filip, che si allena con la Prima Squadra accanto ad Handanovic, il suo idolo. Impara ogni giorno. E c’è anche Aleksandar, di 15 anni. Prima di tutto, devono continuare a essere brave persone. Nel calcio serve l’impegno, i regali non esistono".

Un sogno da realizzare.

"Sono un bambino della Stella Rossa, allenarla è un privilegio. Darò tutto me stesso fino alla fine. E non faccio previsioni, poi certo: tornare un domani alla Lazio o all’Inter rappresenterebbe la chiusura di un meraviglioso cerchio".

(L'intervista completa nell'edizione cartacea di oggi de' La Gazzetta dello Sport)