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Andrea Agnelli aveva attaccato Report, durante la conferenza stampa post assemblea degli azionisti, chiedendo di far riferimento alle sentenze in merito all'inchiesta sul suicidio di Raffaello Bucci. Ieri, Sigfrido Ranucci ha controreplicato al presidente juventino, in relazione agli striscioni su Superga, che per Report sono entrati allo stadio grazie all'aiuto del capo security bianconero, tesi smentita dalla società torinese.
Tutto parte da questa intercettazione di Alessandro D'Angelo, capo della security della Juve, con Raffaello Bucci, il tifoso e dipendente bianconero poi suicidatosi:
Quale sarebbe questa "porcheria"?
Ranucci, in puntata, ha incalzato Agnelli: "Il bello è che nessuno gliel'ha mai chiesto, nemmeno ufficialmente, di che porcata parli D'Angelo. Il presidente Agnelli c'ha invitato a far riferimento agli atti della giustizia sportiva. E cosa dicono? Parlano di gravità delle azioni di D'Angelo, che si è prestato alle richieste del gruppo ultras, al fine di agevolare l'introduzione nello stadio di materiale non ammesso. Ma non dicono quale. D'Angelo è colpevole ma non punibile perché non tesserato. E' vero che negli atti c'è l'ammissione del tifoso reo-confesso, un ragazzo che è stato immortalato dalle fotografie fornite dalla Juventus stessa. Ma come ha fatto a portare all'interno uno striscione di nove metri quadrati? Lui dice avvolto sotto la felpa. Nel verbale c'è la parola di un uomo della Guardia di Finanza, che ha fermato questo tifoso appena entrato nello stadio, l'ha multato per un biglietto sotto falso nome ma non si sarebbe accorto dello striscione. Uno striscione di nove metri quadrati sotto la felpa. Uno entra come un Gabibbo dentro lo stadio praticamente...".
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