Intervenuto ai microfoni di Sky Sport, David Suazo, ex centravanti dell'Inter, è tornato sul suo periodo in nerazzurro, ma non solo.
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Inter, Suazo: “Il Triplete lo sento un po’ mio. Di notte mi chiamò il Milan, fu bizzarro perché…”
Le parole dell'ex centravanti dell'Inter
Come stai?
Sono a casa e aspetto che la situazione si normalizzi. Faccio il professore a mio figlio, l'allenatore e a volte il cuoco: io e mia moglie ci dividiamo le mansioni. Facciamo un piatto tipico onduregno come la pizza con fagioli fritti e uova.
Dove ti sei trovato meglio in Italia?
A Cagliari mi sono trovato meglio, sono stato lì 8 anni: mi sono ambientato e ho capito il calcio italiano e la lingua. Gli ultimi 3-4 anni a Cagliari sono stati molto belli.
Cosa ti è mancato all'Inter?
Quando ti trovi in situazioni come l'Inter arrivi e la competizione è molto più alta. Il margine d'errore è molto più basso. All'Inter c'erano attaccanti molto importanti, è mancata la mia costanza e il rendimento nelle partite.
Il ruolo di allenatore sarà il tuo futuro?
Gioco ancora coi miei compagni di Inter Forever, sono il più giovane: è bello incontrare amici ed ex compagni. Vorrei fare l'allenatore, sto facendo dei corsi per prepararmi ed essere pronto per ogni opportunità. Non è facile, ma continuo a prepararmi.
Un pregio e un difetto di Mancini e Mourinho?
Tutti e due sono vincenti, a modo loro: hanno saputo vincere ovunque. Il difetto di Mourinho? Non avermi fatto giocare di più (ride, ndr). Mancini mi ha voluto a tutti i costi, però si arrabbiava subito. Lui diceva che dovevo capire di non essere più a Cagliari, però mi ha sempre dato una mano nella mentalità. Lo scudetto è una grande soddisfazione che porto con me: bellissimo far parte di quell'Inter. L'abbiamo vinto all'ultima giornata a Parma, è stata una festa fantastica. Mourinho più empatico? Lui appena arriva ti dice: "Questo è il mio gruppo e con questi andrò avanti". Per Mancini fu più difficile: lui riusciva a tenerci tutti tranquilli perché ci faceva giocare, sapeva ruotare molto di più di Mourinho.
E' stato più bello lo scudetto o la promozione col Cagliari?
Li metto alla pari: per noi a Cagliari è stato come vincere il campionato perché non eravamo in A da quattro anni. Vincere lo scudetto e vedere concludere un percorso per un giocatore onduregno è fantastico.
Il giocatore più forte con cui hai giocato?
Io ho imparato da tutti, ho avuto l'opportunità di giocare con dei grandi. Parto da Zola, poi mi ha impressionato Ibra, il giocatore che da solo vinceva la partita. Poi altri fuoriclasse come Milito, Figo...
Il Triplete?
Quando sei parte di una famiglia così, lo senti tuo. Ho vissuto sei mesi intensi con loro, poi al Genoa li ho sempre seguiti. Un po' lo sento mio, sono sempre stato tifoso dell'Inter, anche quando sono andato via.
Come veniva vissuta la concorrenza in tutta l'Inter?
Solo con un'attitudine positiva si potevano raggiungere gli obiettivi: sapevi che anche stando fuori facevi parte della storia. Mourinho è stato bravo a far credere a tutti che si poteva fare: aveva ragione. Tutti eravamo a disposizione e lo dimostra l'esito finale.
Quando hai saputo dell'Inter cosa hai pensato?
Dopo otto anni a Cagliari non è stato facile, è una parte importante della mia vita. Quando fai un percorso da calciatore arrivano aspettative importanti: quando arrivano proposte importanti alla società si valuta. Dopo otto anni era arrivato il momento di provare altre realtà e poi è arrivata l'Inter con cui mi sono tolto grandi soddisfazioni, vivendo anche allenatori di grandi qualità che fanno crescere.
A che allenatore vorresti assomigliare?
Tutti gli allenatori lasciano qualcosa, ma io vorrei consolidarmi e arrivare ad esempi come D'Aversa e Juric, realtà vere in un campionato importante.
Apprezzavi la franchezza di Mourinho?
Il tuo concorrente di ruolo poteva non essere pronto, poi toccava a te: l'opportunità arrivava, ma solo quando il compagno non era pronto. Finché uno può deve mettere in campo la squadra migliore.
Perché non sei andato al Milan?
Quando sono andato via da Cagliari il primo a contattarmi è stato Mancini, la mia visione era già l'Inter. Poi è capitato che potevo andare al Milan prima dell'Inter: è stata una situazione bizzarra, non dormii. Il mio presidente mi ha detto che c'era la possibilità Milan, ma la mia scelta era già l'Inter.
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