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Ad oggi, il divario tra Inter e Juventus è molto ampio, sia tecnicamente che economicamente. Ma, se a livello di organico, la nuova proprietà cinese, cercherà ci colmare la differenza in estate, anche a livello finanziario potrebbero esserci delle novità. Se guardiamo l’attuale fotografia degli economica non c’è partita. Dallo sprofondo dei 156 milioni del 2010-11 la Juventus è riuscita a risalire e a collezionare record su record sino a raggiungere i 351 milioni di fatturato (al netto delle plusvalenze) nella scorsa stagione. L’Inter ne registra poco più della metà: i 207 milioni del bilancio consolidato 2015-16 comprendono 15 milioni per il rilascio del fondo rischi. Tutto ciò si è riflettuto sul costo del lavoro: gli stipendi della Juve sono passati in cinque anni da 150 a 221 milioni, quelli dell’Inter da 166 a 124. Suning ha l’ambizione di colmare la distanza, agendo su due livelli: dotare l’Inter dei capitali necessari per tornare in Champions e attivare quelle connessioni in grado di aumentare i ricavi commerciali. Perché è chiaro che, soprattutto in ottica fair play, non bastano i versamenti in capitale.
Dopo aver staccato un assegno da 15 milioni annui per i naming rights dei centri sportivi e le maglie d’allenamento, Suning sta trattando una serie di accordi commerciali con terzi, per esempio coi suoi fornitori cinesi. L’obiettivo è sfruttare la rete privilegiata di contatti in Cina per valorizzare il marchio Inter da quelle parti: è stato aperto un negozio a Nanchino in abbinamento con il Jiangsu, si pensa di attivare un secondo ufficio a Shanghai. Suning, facendo perno su un gruppo da 50 miliardi di fatturato che tiene assieme commercio, media, intrattenimento e real estate, vuole aggredire il segmento commerciale nerazzurro e punta forte su San Siro: da un paio di mesi un gruppo di lavoro sta studiando il dossier, in attesa dei rossoneri.
(Gazzetta dello Sport)
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