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E' il tema della Superlega a riempire siti, giornali e televisioni in queste ore. Il terremoto nel mondo del calcio sta facendo davvero discutere, soprattutto in merito ai motivi della creazione di questa organizzazione. Il Sole 24 Ore, tramite il suo giornalista Carlo Festa, ha spiegato come l'intento dei club fondatori non sia quello di salvare il calcio, ma un altro: "In realtà, intendono salvare se stessi dal collasso finanziario. Lo dicono, impietosi, i numeri delle 12 big scissioniste.
Le 12 “big scissioniste” hanno debiti aggregati tra i 5 e i 6 miliardi di euro. Di questi quasi 4 miliardi sono debiti bancari. Hanno inoltre 2,5 miliardi di perdite operative. Secondo un ranking stilato dal sito Swiss Ramble ieri il più indebitato è il Tottenham con più di 700 milioni di sterline di debiti netti, seguito dal Barcellona (più di 400 milioni), dal Manchester Unitred (565 milioni), dalla Juventus e dall’Inter (circa 350 milioni), dall’Atletico Madrid (327 milioni), dal Real Madrid (sotto la soglia dei 300 milioni), dal Liverpool (150 milioni) e via via dalle altre, con il Chelsea, il Milan e il Manchester City meno indebitate delle altre in quanto il loro azionista (il russo Roman Abramovich, lo sceicco Mansour Bin Zayed Al Nayhan ed Elliott) ha fatto diversi aumenti di capitale.
Non è un caso che nella lista non ci siano le big tedesche. Bayern Monaco e Borussia hanno conti in ordine e non hanno bisogno di nuove architetture economiche per risollevarsi. Non c’è neanche il Psg, malgrado Florentino Perez abbia fatto di tutto per avere il club parigino dei qatarini. Ma questi ultimi avrebbero preferito tenersi nell’ombra, in primo luogo perché il fondo sovrano del Qatar è oggi l’unico soggetto finanziario al mondo che può permettersi di gettare miliardi senza pensieri e dall’altra proprio il governo del Qatar sta organizzando i prossimi Mondiali di calcio.
Dunque non è certo il calcio che vogliono salvare le 12 squadre scissioniste. Si può fare un discorso generale e dire che l’Uefa ha grandi colpe e che quindi tutto il sistema andrebbe riformato, mantenendo però i valori, la storia e la tradizione del calcio europeo e il rispetto per i clienti: cioè i tifosi. Però in una riforma generale una parte rilevante dovrà essere quella relativa a una sana gestione dei bilanci. Con la struttura dei costi insostenibile che vogliono le big, il calcio ha una sola strada davanti a sé: quella che porta al baratro", conclude Festa.
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