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Mino Favini (81 anni) di giovani ne ha scoperti tanti in 45 anni di Atalanta come talent scout. "Esiste solo un segreto, dice: bisogna saper osservare il gesto tecnico". Libero lo ha intervistato a proposito di Roberto Gagliardini e delle altre giovani promesse cresciute a Bergamo.
Gagliardini, Caldara, Conti... : «Sono ragazzi per cui nutro grande affetto. Me li ricordo quando erano poco più che bambini, ma da subito erano visibili le loro qualità. Li ho lasciati in rampa di lancio e ora li ritrovo ai massimi livelli: è una grande soddisfazione». Pioli che tipo di giocatore accoglierà?«Una mezzala, anche se con Gasperini giocava nei due mediani. Interpreta bene le due fasi e ha la propensione al recupero del pallone. Non avrà problemi a calarsi nella realtà di un grande club perché è molto intelligente».
E Kessié?«L’ho visto poco, arrivò due anni fa e lo inserimmo nella Primavera. Mi dissero che nella Costa D’Avorio Under 20 giocava come difensore centrale, ma le sue caratteristiche erano da centrocampista. Infatti ora è esploso in quel ruolo». Caldara invece se l’è assicurato la Juve... «Non lo nascondo, su di lui nutrivo qualche dubbio, temevo per il suo carattere. Era timido, introverso, difficile da decifrare. Ma alla lunga ha preso coscienza delle sue qualità, aveva attitudini innate».
Quale giocatore ricorda con particolare affetto?«Tutti, anche con quelli che non sono arrivati aimassimi livelli che spesso mi chiamano per dirmi “Mister, se avessi fatto come diceva lei...”. Cito Pazzini e Montolivo perché ho costruito un legame affettivo anche con le loro famiglie». Allenatori?«Ne nomino due: Prandelli e Vavassori. Entrambi con grandi risultati a Bergamo, ma soprattutto uomini straordinari». Com’è il settore giovanile bianconero?«La Juve ha sempre avuto un ottimo vivaio. Come anche il Milan, un gradino sotto l’Inter, ma sono società che stanno investendo sui giovani». Tornata la fiducia nei ragazzi italiani, dopo anni difficili? «I grandi talenti ci sono sempre stati in Italia ma negli ultimi anni non si dava loro fiducia. Ora i criteri stanno cambiando, penso a Locatelli e Donnarumma che non avrebbero potuto farsi notare. O ai ragazzi dell’Atalanta di cui si parla, dove è stato fondamentale il coraggio di Gasperini».
(Libero)
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