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Thierry Henry è un punto di riferimento, per come giocava, ma anche per il suo comportamento in generale. Lui è l'esempio di quello che Clairefontaine cerca di creare, per me è il testimonial perfetto. Io conosco bene Henry da quando ero ragazzino, come mio padre, lui rappresenta molto per me. Lo considero un po' come uno zio.
Quando ho lasciato Clairefontaine c’era un grande evento con le famiglie. Si respirava un clima un po' strano, perché non avevamo l'impressione di andare via. I giocatori non volevano mostrare troppi sentimenti, sapevamo che sarebbe stata la fine, ma non volevamo far trasparire troppa tristezza all'esterno. Dopo due anni passati insieme in campo e fuori, si creano amicizie per la vita. Ogni giocatore che incontro ha le stesse sensazioni. È un'esperienza che ti forma nella vita, è stato lì che ho capito di amare il calcio. Fare questo tipo di lavoro ogni giorno è impossibile se non ami questo sport”, le parole di Thuram.
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