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Una lunga intervista, per raccontarsi si suoi anni (ner)azzurri, le sue vittorie all'Inter e un retroscena interessantissimo di mercato risalente ai giorni precedenti al suo trasferimento a Milano, che poi avrebbe segnato per sempre la sua carriera. Francesco Toldo, ex portiere dell'Inter e oggi ambasciatore di Inter Campus, è stato intervistato da Milano Sportiva. Ecco le sue dichiarazioni:
GLI ANNI ALL'INTER - "Non ho scheletri nell’armadio. Sono arrivato nel 2001, dopo aver sfiorato l’approdo al Barcellona. Giocare in una squadra che non fosse italiana mi disturbava, ritenevo innaturale un trasferimento all’estero. E rifiutai. I primi anni all’Inter sono stati comunque molto difficili. Un ambiente esigente che voleva la vittoria. E voleva giocatori già pronti, maturi, solidi. A livello ambientale giocare a San Siro quando si è molto giovani è un impatto molto forte, ti può stroncare. Intanto venivo a contatto con una realtà della quale noi giocatori eravamo all’oscuro. In campo vedevi cose che lasciavano perplessi. Nonostante i grandi sacrifici e le partite vinte lo scudetto non arrivava. Ho stretto i denti. Mi è stata prospetta la scelta di fare il secondo portiere o andare via. Non mi sentivo secondo a nessuno ma ho accettato. Perché sapevo che alla fine la giustizia sarebbe arrivata. E giustizia è arrivata, mi sono creato un ruolo diverso dal mio ruolo naturale. Sono rimasto contento lo stesso".
EURO 2000 - "La Nazionale non era amata, l’audience era bassa. Il gruppo era nuovo ma i giocatori erano cresciuti insieme nell’Under 21 e quindi si conoscevano molto bene. Nel ruolo di portiere c’era Gigi Buffon. Ed io alle sue spalle, in forma strepitosa. Giovani e spavaldi, ci siamo disinteressati dell’opinione pubblica. Il ct della Nazionale, Dino Zoff, faceva scudo. Quando qualcuno lo ha messo sulla graticola per la mancata vittoria nella finale dell’Europeo, non gli è costato fatica togliere il disturbo. Una tranquillità che ha trasmesso anche a me. Avevo parato tre rigori in una semifinale del Campionato Europeo, niente male. Eppure mi sentivo come se non avessi fatto niente di straordinario. Inevitabile, pensavo, solo il frutto di tanto lavoro".
GIOVANI - "Dobbiamo obbligare i giocatori a rimanere nella stessa squadra per un periodo minimo. Solo attraverso il superamento delle sofferenze nei momenti difficili hanno la possibilità di crescere. Ci vuole assolutamente una maggiore solidità contrattuale. Troppo facile che possano cambiare da un anno all’altro, alla prima difficoltà o al primo dissapore. Mi spiace vedere un ragazzo cresciuto nell’Inter andare a fare le fortune di qualche club straniero. Il vero problema sta forse nell’abitudine dell’Inter a lasciare troppa libertà di movimento ai giocatori mentre altre società tendono a imbrigliarli. All’Inter questo non succede, la società continua a mostrare riconoscenza ai suoi campioni".
RITIRO - "Avrei potuto continuare altri due anni. Ma avevo già deciso di smettere qualora nel 2010 avessimo vinto tutto. La condizione fisica era comunque ottima, era la testa che ormai mi portava ad esplorare nuovi orizzonti. Il calcio non mi bastava più. Cercavo altro, per andare oltre".
INTER CAMPUS - "Prima di guardare me stesso ho sempre guardato gli altri per via di una naturale propensione verso i bisogni altrui. Anche durante la mia attività professionistica. Aiutare gli altri è cosa che mi fa star bene. Conclusa l’attività professionistica, ho voluto partecipare a Inter Campus, il progetto sociale per eccellenza dell’Inter a livello internazionale".
INTER FOREVER - "Una mia idea che ha preso forma grazie all’Inter. Senza la quale sarebbe impossibile affrontare trasferte internazionali a scopo benefico. Ci proponiamo infatti di creare una rete di relazioni internazionali con club che condividano la nostra finalità sociale. E abbiano la struttura per garantire che i proventi delle partite vadano realmente in beneficenza. Dentro Inter Forever ci sono tutti. Dai campionissimi come Javier Zanetti e Dejan Stankovic a quei ragazzi che nella loro carriera hanno fatto anche una sola presenza nell’Inter. Un’occasione per rinsaldare l’attaccamento ai colori nerazzurri. Per sempre".
(Fonte: milanosportiva.com)
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