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Mettiamo subito le cose in chiaro: la sconfitta con la Roma non pregiudica né la rincorsa al terzo posto, né la bontà del lavoro finora svolto da Pioli. Qualcuno fra i più disfattisti storcerà sicuramente il naso, ma rifletta bene prima di sputare sentenze. Certo, approfittare del passo falso del Napoli con l'Atalanta, e avvicinarsi allo stesso tempo anche ai giallorossi, sarebbe stato un segnale assolutamente niente male al campionato, ma bisogna rendersi conto della difficoltà dell'impegno cui si è sottoposta la squadra nerazzurra. Ciò premesso, si può procedere nell'analizzare gli aspetti che in buona parte hanno influenzato in maniera negativa il match e di conseguenza il risultato del Meazza.
ERA NECESSARIO? - Non risulta esserci ancora antidoto all'inspiegabile sindrome che avvolge diversi allenatori, Pioli incluso, e li porta a rivedere in maniera consistente, fino a stravolgere talvolta, sistema di gioco e meccanismi collaudati in occasione di impegni che valgono una buona fetta di stagione. Una sorta di mania di protagonismo che li assale e li costringe in tutti i modi a voler cercare nella discontinuità l'elemento per proseguire il buon cammino svolto. Decisamente un paradosso, ma non l'unico riguardante l'Inter vista contro la Roma. E' balzata agli occhi, infatti, anche l'incapacità della Beneamata di rendersi pericolosa in avanti con continuità, in barba alla spregiudicatezza e all'imprevedibilità che il sistema di gioco adottato da Pioli avrebbe dovuto portare e che invece ha costretto alcuni elementi a sovraccarichi di lavoro che alla lunga hanno tagliato le gambe ai nerazzurri. Perché, al di là di qualsiasi sacrificio, Perisic e Candreva non saranno mai esterni a cui poter assegnare una fascia intera, perché Joao Mario e Brozovic in quella zona di campo difficilmente troveranno il giusto feeling e perché Gagliardini, per quanta volontà e tecnica possa mettere a disposizione della causa, non può svolgere tre ruoli contemporaneamente. E così, l'Inter, nonostante in campo avesse la possibilità di giocare palla a terra sia per vie centrali che sugli esterni, si è ridotta inspiegabilmente a lanciare nel vuoto fino all'ingresso di Eder.
NELLE LORO MANI - Seppur ci sia ancora tempo e modo di recuperare punti e posizioni in classifica, il destino di Stefano Pioli rischia di essere già segnato. Senza discutere i grandi meriti dell'allenatore emiliano, il solo punto conquistato fra Milan, Napoli, Juventus e Roma rappresenta un ostacolo non indifferente per il rinnovo della fiducia nella prossima stagione. Toccherà quindi ai calciatori, nelle prossime dodici partite, salvare il futuro del tecnico che a sua volta, qualche mese fa, li ha raccolti dal baratro e ha restituito dignità a questa squadra. E anche questo è un paradosso.
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