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TS – Inter, senza il regista non si vince. La storia lo dimostra, adesso con Borja Valero…

Storicamente i nerazzurri sono vincenti quando schierano un play di livello: da Suarez a Cambiasso. Tocca a Borja Valero

Francesco Parrone

Con il regista si vince lo scudetto e spesso e volentieri anche in Europa. La storia dell' Inter, infatti, insegna che quando la squadra nerazzurra ha conquistato un campionato o un trofeo internazionale, a gestire il gioco c'era un elemento di grande qualità. Quello che, a ben guardare, è mancato nelle ultime, deludenti tre annate, ovvero da quando ha lasciato l'Inter Esteban Cambiasso, l'ultimo vero "metronomo" di spessore nell'organico interista. Secondo TuttoSport, dopo di lui, infatti, è mancato un giocatore in grado di dare il la all'azione partendo dal vertice basso del centrocampo.

Innanzitutto perché lì gli allenatori hanno preferito schierare spesso e volentieri il mediano Medel (o Felipe Melo, mentre ha fallito il francese M'Vila e non ha trovato pressoché spazio il giovane Gnoukouri) e poi perché sia Kovacic sia Hernanes e Banega, hanno offerto il meglio di sé venti metri più avanti.

Luciano Spalletti, invece, ha subito preteso che per la sua Inter fosse ingaggiato un giocatore con caratteristiche ben chiare, quel Borja Valero che il tecnico di Certaldo avrebbe voluto già a Roma nella passata stagione.

Borja Valero, utilizzato a Firenze quasi sempre sulla linea dei trequartisti, all' Inter ha abbassato il suo raggio di azione e, insieme a Skriniar in difesa, è stato indubbiamente uno degli inserimenti più positivi dell'ultima estate. Lo spagnolo ha preso subito in mano il gioco della squadra, dettando i ritmi di gioco a tutti i compagni. Ma soprattutto Borja Valero ha fatto vedere di poter essere anche un ottimo intenditore, abbassandosi molto spesso vicino ai due centrali difensivi per dar loro una mano in fase di contenimento, ricordando il De Rossi giallorosso.

Sotto quest'aspetto, Borja Valero è senza dubbio la novità tattica più interessante dell'Inter '17-18, perché un giocatore del genere nelle precedenti annate non c'era. E, come detto, con un regista - vero o adattato, quello che conta è l'intelligente calcistica -, l'Inter nella sua storia ha scritto le pagine più belle. Basti pensare a Luis Suarez che fu il faro della Grande Inter di Helenio Herrera nei '60 quando arrivarono tre scudetti, due Coppe dei Campioni e due Intercontinentali.

O al poco mediatico Gianfranco Matteoli, la mente dell'Inter dei record di Trapattoni nel 1988-89, anche se la vetrina se la presero Matthaus e Brehme, Serena e Berti. Cambiasso è stato l'equilibratore delle stagioni d'oro dell'Inter di Mancini e Mourinho, ma anche quando i nerazzurri hanno conquistato le meno affascinanti Coppa Uefa, in mezzo al campo c'erano dei registi, differenti fra di loro, ma fondamentali per la squadra: il "libero" Battistini che Trapattoni utilizzò davanti alla difesa nella Uefa del '91; il gregario Manicone nel '94 e il brasiliano Ze Elias nel '98, quando le stelle erano Ronaldo e Djorkaeff.

(Fonte: Federico Masini, TuttoSport 15/09/17)

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