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Nell'ultimo anno l'Inter è cambiata tanto, soprattutto con l'arrivo di Beppe Marotta come ad. Il dirigente ha spinto per l'ingaggio di Conte e ora vuole continuare la scalata dei nerazzurri
"Un’Inter modello Juve. Non è dato sapersi se lo sarà pure nei risultati, ma lo è nel metodo: quando viene presa una scelta (giusta o sbagliata che sia) questa viene difesa e portata a compimento senza repentini cambi di direzione alla prima folata di vento. Solidità societaria che si riflette pure in quanto viene fatto dalla squadra in campo: a Cagliari, dopo aver preso gol da Joao Pedro a inizio ripresa, in altri tempi l’Inter si sarebbe sciolta. Invece ha continuato a giocare come se nulla fosse, nella convinzione che la qualità maggiore sugli avversari alla fine si sarebbe imposta, come peraltro accaduto in occasione del rigore, nato dalla “ruleta” di Sensi su Pisacane", si legge su Tuttosport.
"Pietra angolare sul cambio di marcia imposto da Marotta alla società, ovviamente, è stato l’ingaggio di Antonio Conte. Il quale ha scelto l’Inter proprio perché per Suning garantiva la presenza dell’amministratore delegato che aveva accompagnato i suoi anni in bianconero. Alla scelta di Conte è seguita quella di fare piazza pulita in uno spogliatoio segnato da guerre intestine: Icardi e Nainggolan sono stati subito messi in un angolo, mentre a Perisic è stato imposto un diktat tecnico: per restare avrebbe dovuto giocare (da gregario) in un ruolo non suo, e questo ha portato pure all’addio del croato. Più difficile era sbarazzarsi di Icardi, viste le resistenze dell’interessato, ma - pure in questo caso - la società non ha arretrato di un centimetro, anche a costo di andare per avvocati: la nove consegnata a Lukaku, gli allenamenti tattici vietati all’argentino e, soprattutto, le dichiarazioni sempre risolute da parte di Marotta che ha voluto caricarsi la questione su spalle larghe costruite negli anni dei trionfi juventini.
L’ad, coadiuvato in ogni scelta dal ds Ausilio e dal suo vice Baccin, ha consegnato a Conte una squadra fatta su misura per pensare in grande regalando all’ex ct due attaccanti - ovvero Lukaku e Sanchez - che avrebbe già voluto alla Juve e al Chelsea. L’unico, vero, sbandamento estivo - ovvero il rinnovo, del tutto inaspettato, di Dzeko con la Roma - è stato ammortizzato dall’immediato assalto al Niño Maravilla e questo (anche a livello mediatico) ha fornito l’immagine di una società monolitica pure nelle difficoltà", aggiunge il quotidiano.
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