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L'Inter ha proposto ieri la versione più scintillante delle proprie capacità: compattezza, ferocia, concretezza. Una determinazione da provinciale nei panni di una squadra metropolitana. Tutto quello che è mancato al Milan, apertosi docilmente dopo una manciata di minuti e poi squagliatosi senza scuse dopo l'illusoria rete di Leao. Quando, se possibile, l'Inter ha ulteriormente alzato il ritmo sotto un cielo che dispensava pioggia, trasformando i venti minuti finali in un doloroso calvario rossonero, per un 5-1 che definisce in maniera plastica la differenza attuale.
Inter, inizia la fuga
—Inter capolista a punteggio pieno dopo quattro giornate, Milan che cade dopo tre vittorie, superato in classifica dalla Juventus al secondo posto. E Inter che vince il derby come lo vince una grande squadra. Con la capacità di colpire al momento giusto, innanzitutto, come si vedeva nel primo tempo. Mkhitaryan metteva in discesa il pomeriggio segnando al 5', su conclusione di Dimarco, dopo azione avviata da Thuram. E lo stesso francese confezionava il raddoppio al 38', spegnendo il momento migliore dei rossoneri, che avevano preso in mano il gioco. Un raddoppio spettacolare, con tiro all'incrocio dopo secco dribbling sul povero Thiaw a limite area, per una rete che accendeva qualche rimpianto nel tifo rossonero, visto che Thuram era stato obiettivo di mercato, soffiato sotto il naso dai nerazzurri.
Un primo tempo che raccontava di una Inter attenta a chiudere le vie di gioco dopo l'1-0, impedendo alla controparte l'avanzata a suon di triangolazioni che aveva caratterizzato l'inizio di stagione. Un atteggiamento costruito sulla fisicità nell'uno contro uno e sulla capacità di sporcare ogni pallone, negando agli avversari l'opportunità di ragionare. In questo gli uomini di Inzaghi erano aiutati da un Milan prevedibile sulle fasce (specie a destra, dove Loftus-Cheek e Pulisic avevano saputo fare la differenza), con il pallone gestito a lungo senza trovare sbocchi. Ne individuava uno solamente Theo Hernandez, dopo dialogo in verticale con Giroud: il sinistro usciva di poco.
Derby dominato e stravinto
—Il risultato era un primo tempo regalato, come capitato nei quattro precedenti annuali. Una situazione da cui i rossoneri provavano a tirarsi fuori nella ripresa, cominciata con un atteggiamento almeno più convinto. La rete di Leao, nata da una azione in verticale sull’asse Theo-Giroud, aveva però soltanto il gusto dell’illusione. L’Inter si ricompattava anche grazie ai cambi, ben più incisivi, sfruttando anche le difficoltà di un centrocampo milanista che improvvisamente perdeva le misure, creando spazi in cui le maglie nerazzurre si infilavano che era una meraviglia. Un atteggiamento dovuto a un minore sagacia tattica, quella che portava al cambio di direzione di Calhanoglu per Martinez, bravo a confezionare l’assist di Mkhitaryan. E un atteggiamento dovuto anche un collasso mentale collettivo, vedi la scarsa reattività di Hernandez nel movimento su Martinez, che procurava il rigore trasformato da Calhanoglu.
Il 5-1 era buono per regalare il gol a un altro esordiente nel derby (Frattesi, su invito di Mkhitaryan) e per consegnare agli annali un risultato che mancava dal 24 marzo 1974, con un 5-1 dell’Inter in casa Milan contrassegnato da un 3-0 nei primi 9’. Un derby che offre all’Inter la prima fuga solitaria, consapevole della forza di un collettivo che si muove senza esitazioni, e al Milan una serie di aspetti su cui lavorare, senza comunque cancellare quanto di buono proposto nelle prime tre giornate", si legge.
(Fonte: Tuttosport)
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