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Dopo mesi di tormentone prima invernale, poi primaverile ed infine estivo la telenovela è (per il momento) finita con Mauro Icardi pronto a ricominciare una nuova vita calcistica a Parigi. Di quel procedimento intentato contro l'Inter restano ormai solo le scorie e una consapevolezza: Mauro non avrebbe vinto la causa. Lo sottolinea Repubblica, spiegando come "la corrispondenza fra lo staff del giocatore e la società descrivesse una verità diversa da quella condensata dal giocatore nell’esposto in cui chiedeva il reintegro agli allenamenti e un milione e mezzo di risarcimento".
Cosa sarebbe successo se la vicenda fosse arrivata davvero al Collegio arbitrale? "L’Inter, rappresentata dall’avvocato Angelo Capellini, avrebbe basato la sua difesa sugli ultimi scambi di messaggi fra il giocatore e il club. Da cui emerge una verità diversa. Primo: è stato Icardi a chiedere di non partire per la tournée asiatica di luglio, quando è stata creata la chat WhatsApp di squadra in cui Mauro lamenta di non essere stato incluso. Secondo: è stato sempre Icardi a decidere di non scendere in campo alla Pinetina fra il 1° e il 15 luglio, chiudendosi in palestra nonostante il medico Alessandro Corsini e il team manager Lele Oriali abbiano tentato di riportarlo in gruppo, prima con calma, poi con decisione. Mentre il suo avvocato Giuseppe Di Carlo inviava diffide (l’11 e il 15 agosto, a cui l’Inter ha sempre risposto) chiedendo il reintegro negli allenamenti, Icardi si rifiutava di prendervi parte. Sta tutta in questa apparente assurdità la condizione psicologica in cui si è visto imprigionato negli ultimi mesi, ferito dall’essere messo ai margini, sempre più silenzioso con i compagni (salvo pochissimi), determinato a farla pagare alla società, passando all’odiata Juve, che ha sì corteggiato Wanda, ma una proposta all’Inter non l’ha fatta".
(Repubblica)
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