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Dal 6 giugno, Stefano Vecchi e la Primavera dell'Inter si giocheranno le final four del campionato. I nerazzurri se la giocheranno con la Juventus. Intervistato da Tuttosport, il tecnico Vecchi ha parlato della sue esperienza interista:
Vecchi, cosa la convinse nel 2014 a lasciare una promettente carriera che l’aveva vista arrivare in Serie B sulla panchina del Carpi, per accettare un’esperienza in un settore giovanile?
«Quella scelta fu criticata da molte persone e in tanti mi chiesero perché. Penso che dopo quattro anni la risposte sia arrivata. Finora è stata un’avventura positiva, a me piace allenare e il fatto di essere nella Primavera non l’ho mai visto come un passo indietro, ma come un percorso, tornando in un ambiente a cui ero molto legato e in cui c’era l’ambizione di raggiungere risultati importanti. Poi c’è stata anche la parentesi in prima squadra, ma è stata casuale, non era uno degli obiettivi quando ho accettato la proposta dell’Inter».
Beh, però tre vittorie in Serie A in quattro gare è un curriculum che in pochi possono vantare.
«Ripeto, non ho mai visto il mio approdo in Primavera come un trampolino per passare alla panchina dell’Inter. So che se vorrò arrivare nel grande calcio, devo trovare una strada diversa».
Lei ha ancora un contratto con l’Inter fino al 2020, ma ha rifiutato delle proposte in questi anni?
«Si, molte. A volte ho rinunciato a delle situazioni che non mi sembravano adatte al mio percorso. E’ chiaro che se dovesse arrivare un’opportunità importante, la valuterò. La società lo sa e mi ha sempre detto di pensare al meglio per me».
Ha vinto tantissimo, può già fare un bilancio di queste quattro stagioni?
«Sicuramente sono stati anni positivi, però secondo me potevamo fare qualcosa di più. In particolare il primo anno, nel ’14-15 con i ’96 e i ’97, avevamo uno squadra fortissima, ma vincemmo solo il Torneo di Viareggio. Avevamo giocato le finali senza i calciatori più forti in attacco (Bonazzoli e Puscas, ndr) che erano finiti in prima squadra. C’è da dire che in altre stagioni abbiamo forte raccolto più di quanto pensassimo, due anni fa per esempio la Juventus con cui vincemmo la Coppa Italia era più forte di noi. La Youth League di quest’anno? Il rimpianto è essere arrivati ai rigori contro una squadra fortissima, il Manchester City, e aver gettato via la possibilità di vincere con due rigori di vantaggio. Però bisogna dire questo: se avessimo passato il turno, non avremmo disputato il Torneo di Viareggio e non l’avremmo vinto. Quindi...».
Mercoledì affronterà la Juventus in semifinale: che gara si aspetta?
«Dura ed equilibrata come le due giocate in campionato. All’andata finì 1-1 con nostro gol nel finale, al ritorno vincemmo a Torino 1-0 grazie anche al nostro portiere. Hanno vinto meritatamente con la Roma e arrivano pronti al match, noi siamo fermi da più settimane. Hanno un ottimo potenziale offensivo con Olivieri e Jakupovic, ma noi vogliamo andare in finale».
La Youth League sarà un obiettivo per la prossima stagione?
«Sicuramente, anche perché ci siamo già qualificati grazie all’obiettivo raggiunto dalla prima squadra e per questo abbiamo ringraziato Spalletti. Ha ottenuto un grande risultato per l’Inter, ma anche per il settore giovanile».
Sappiamo che la società sta facendo delle valutazioni sulla “Squadra B”. Come considera il progetto?
«E’ un passo importante per creare quel gradino necessario fra la Primavera, ovvero l’Under 19, e la prima squadra. In Italia non c’è, negli altri paesi ci sono più possibilità per i giovani per crescere nel modo giusto: l’Athletic Bilbao, per esempio, non solo ha la seconda squadra, ma pure la terza che gioca nei dilettanti. Io sono favorevole, per quanto concerne l’Inter poi valuterà la società, se ci saranno i presupposti per farla».
Che rapporto ha con la dirigenza dell’Inter?
«Ottimo, con tutti. Vivo a stretto contatto con Samaden perché facciamo parte del settore giovanile, ma anche Baccin ci è stato molto vicino. Ma sono legato anche ad Antonello, Gardini, Ausilio, Zanetti e pure Steven Zhang».
Cosa le dice Zhang jr?
«E’ attento, generoso, è felice del percorso che stiamo facendo e mi manda diversi messaggi in inglese».
Senta, ma cos’è per lei l’Inter?
«Sia da giocatore che da allenatore, l’Inter è stata il "mezzo" per trasformare i miei sogni in realtà: da ragazzo volevo fare il calciatore e grazie all’Inter lo sono diventato, da adulto volevo fare l’allenatore e con l’Inter sto migliorando il mio bagaglio tecnico».
E che giocatore era Stefano Vecchi?
«Scarso, un mediocre medianaccio di Serie C con volontà e corsa: sono rimasto 15 anni in quella categoria, era la mia dimensione. All’Inter avevo fatto un paio di panchine (nel ’92-93, ndr), ma non riuscii a esordire: ritenevano potessi diventare l’erede di Oriali, ma si erano sbagliati».
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