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«Ventidue = Da Principe a Re»: Milito saluta così. Mille emozioni, con un pizzico di Inter

Dario Di Noi

La gara d'addio del Principe ha regalato un grande spettacolo e tante emozioni ai 30.000 tifosi accorsi ad Avellaneda. Eccone alcune raccolte dalla Gazzetta

Dell’ultima emozionante gara di Diego Milito, in un 'Cilindro' (lo stadio del Racing) da oltre 30.000 persone, sono tante le storie, gli attimi e i sorrisi ancora da raccontare. Per consumare l’addio al calcio giocato del Principe, ad Avellaneda sono accorsi in molti: c’erano i campioni del Racing 2001, compagni e amici del Saragozza (Ayala, Ponzio, D’Alessandro, Maxi Rodriguez), dell’Inter (Zanetti, Samuel, Burdisso, Cordoba, Toldo) e degli ultimi anni di Racing. Oltre, naturalmente, ai tifosi più innamorati del 22. Sui biglietti di ogni spettatore si nota una scritta: «Ventidue = Da Principe a Re».

La Gazzetta dello Sport, presente con il suo inviato, ha raccontato i momenti più emozionanti. In campo lo spettacolo è durato 60 minuti (2 tempi da 30), ma è tutto il contorno che ha regalato al Principe tante emozioni. Alle 17.50 (ora argentina), Milito è uscito per l’ultima volta dal tunnel più lungo di tutti gli stadi argentini, con indosso una maglietta blu. Ha salutato ad uno ad uno i compagni, prima di ricevere un diploma e un orologio da parte da Victor Blanco, il presidente del Racing che lo vorrebbe vedere al più presto possibile come direttore sportivo. Lui, tuttavia, sembra preferire l’ipotesi di un futuro da allenatore. La partita è cominciata tra tante risate, mentre i tifosi non hanno mai smesso di cantare. I giocatori indossavano tutti la maglietta numero 22, mentre su Twitter è esploso l’hashtag #Gracias22. Sugli spalti, lo striscione più acquistato in via Diego Milito (a pochi passi dallo stadio) recita un enorme grazie: «Eternamente gracias». Oggi lo stadio si chiama Peron, ma nel futuro sicuramente si chiamerà Milito. «Non ci sono parole per spiegare quello che sto sentendo», ha detto Diego in campo, commosso soprattutto all’ingresso della famiglia: i genitori, la moglie e i figli. Ovviamente è stato poi protagonista in partita, con una doppietta. Al suo secondo gol, in campo è entrato il figlio maggiore, Leandro, per giocare accanto a suo papà e segnare il rigore del 3-0.

Sulle colonne della rosea, per concludere, si legge un’ultima curiosità legata all’evento: "Una partita d’addio non è cosa abituale nel calcio argentino. Francescoli, Maradona, Palermo e pochi altri hanno avuto un omaggio così. Ma Milito rende la sua un omaggio agli amici e anche al Racing: c’è spazio per l’ovazione a Humberto Maschio, emblema argentino degli anni 50, con passato in Bologna, Atalanta, Inter e Fiorentina. «È un onore essere qui per Diego, che gioca molto meglio di come giocavo io», dice l’ex campione, 83 anni. Applausi anche per le altre glorie del Racing, come Juan Jose Pizzuti, allenatore che vinse l’Intercontinentale contro il Celtic nel 1967, e Gustavo Costas, capitano della Supercopa nel 1988. Era squadra che Milito seguiva da bambino. Un grande momento anche per un allenatore sconosciuto, Miguel Gomis: è quello che andò a cercare il piccolo Diego, ancora in Ottava Divisione, a casa sua, dopo aver notato che era sparito degli allenamenti. «Smetto, non ci vengo più», rispondeva lui. E ora è Gomis che piange come un bambino quando Milito lo abbraccia: alla fine l’ha convinto. «Solo Milito poteva trasformare il suo omaggio in un omaggio agli altri», racconta il compagno del 2001 Diego Ubeda, attuale allenatore dell’U20 argentina. Tutto vero: invece che protagonista Diego sceglie di diventare uno tra gli altri. E’ stato l’ultimo gol di Diego Milito, campione degli spogliatoi, dei valori e dell’amicizia".

(Fonte: Gazzetta dello Sport)