Se lo dice uno come Juan Sebastian Veron c'è da crederci. L'ex centrocampista dell'Inter, uno dei campioni più forti degli scorsi decenni, punta fortemente sulla mediana di Simone Inzaghi nel derby di questa sera. Lo ha ribadito nell'intervista concessa questa mattina alla Gazzetta dello Sport:
primo piano
Veron: “Inter, la vinci a centrocampo: Barella è un campione. Calha e Mkhitaryan…”
Dove si vince la sfida?
«Come si diceva una volta: a centrocampo. Il calcio non è mica cambiato. Chi prende il predominio lì in mezzo vince».
Tra Inter e Milan chi è messo meglio, lì in mezzo?
«L’Inter, nessun dubbio. Ha tre uomini con caratteristiche diverse e tutt’e tre funzionali a ciò che chiede Simone Inzaghi. Il Milan ha bisogno del pressing, l’Inter meno. Sa aspettare e colpire. Ha più esperienza e più pazienza».
Il centrocampista dell’Inter che le piace di più?
«Barella. Ha tutto: corsa, tecnica, ritmo, grinta. È completo. Ha lo spirito di sacrificio di un mediano, ha il tiro di una mezzala e le incursioni improvvise di un trequartista. Dove lo metti, fa bene. Assieme a Tonali è il miglior centrocampista italiano».
Addirittura.
«Mi sbilancio raramente, ma questa volta lo faccio volentieri: Barella è un campione».
Di Calhanoglu cosa pensa?
«Sta facendo un grande percorso di crescita. Da mezzala offensiva, quasi trequartista, a regista. Bravo a riciclarsi per le esigenze della squadra che in questo momento ha bisogno di lui in quella posizione. La tecnica non gli manca, e adesso ha pure la “garra” necessaria».
Mkhitaryan mezzala sinistra la convince?
«È un giocatore che può spaccare la partita con un’invenzione. O con un tiro da lontano, anche se ci prova poco: dovrebbe tentare più spesso la conclusione da fuori. Ecco a Mkhitaryan chiedo più personalità dentro la partita, a volte lo vedo disciplinato ma poco incisivo».
L’Inter si schiera con il 3-5-2, dunque c’è anche l’aiuto degli esterni.
«E non è un aiuto da poco. I due terzini vanno e vengono sulla fascia e sono pronti all’inserimento e all’appoggio. Ripeto, lì in mezzo, la squadra di Inzaghi è più completa del Milan. A me Dimarco piace tantissimo: ha un piede sinistro educato, non sbaglia un cross e pure su punizione si fa rispettare. Dicono sia troppo offensivo e poco attento dietro? Balle. Sa giocare a calcio, e questa è la cosa più importante».
Che cosa si deve temere del Milan?
«La voglia di riscatto. Sta attraversando un bruttissimo momento e il derby è l’occasione per venirne fuori. Se Pioli e la società sono riusciti a sistemare i giocatori dal punto di vista psicologico, allora si vedrà una partita ad alta intensità. Mi aspetto ritmi inglesi, mi sono spiegato?».
Non una sfida tattica?
«Non credo. Magari un po’ di prudenza all’inizio, ma poi Inter e Milan cercheranno entrambe la vittoria e lo faranno spingendo sull’acceleratore e alzando il ritmo della manovra. L’Inter cercherà verticalizzazioni immediate per le punte, come fa sempre. E poi ci sarà il costante accompagnamento degli esterni, utili per appoggiare il pallone e fare da sponda».
Uomo decisivo?
«Dico Lautaro, ma io sono argentino e sono di parte. Ma credo che Barella, e mi ripeto, possa essere il giocatore che sposta gli equilibri: se recupera il pallone velocemente e trasforma l’azione da difensiva in offensiva, l’Inter avrà un vantaggio non indifferente».
Scudetto ancora possibile per l’Inter?
«L’Inter non deve pensare a prendere il Napoli: deve giocare una partita alla volta, è ancora dentro in Coppa Italia e in Champions e ha già vinto la Supercoppa Italiana. In primavera può sbocciare».
Come spiega il crollo Milan?
«Con una parola: appagamento. Succede, dopo aver vinto uno scudetto inaspettatamente, anche se con merito. Sono sicuro che si sapranno riprendere, i valori tecnici non mancano».
© RIPRODUZIONE RISERVATA