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Veron, si ritira un leader: indimenticabili lanci e grinta. E che screzi con Adriano…

Alessandro De Felice

Il 31 ottobre, nel match contro il Racing de Avellaneda, Juan Sebastian Veron, ex centrocampista dell’Inter dirà addio al calcio giocato e lo farà dopo 353 presenze con vari club e 51 gol all’attivo. ‘La Brujita’ iniziò a giocare...

Il 31 ottobre, nel match contro il Racing de Avellaneda, Juan Sebastian Veron, ex centrocampista dell’Inter dirà addio al calcio giocato e lo farà dopo 353 presenze con vari club e 51 gol all’attivo.

‘La Brujita’ iniziò a giocare nell’Estudiantes de La Plata, squadra argentina con cui ha disputato tre campionati. Dopodiché si presenta dinnanzi agli occhi dell’argentino un’offerta irrinunciabile: il Boca Juniors, una delle squadre più prestigiose dell’Argentina e non solo.

Con il club di Buenos Aires ebbe una breve parentesi dove giocò ben 17 volte, ma si trasferì la stagione dopo alla Sampdoria di Sven-Goran Eriksson, nella quale ci giocò due anni e a grandi ritmi: pedina fondamentale dello scacchiere del tecnico svedese, scese in campo ben 61 volte, siglando anche sette reti.

La sua avventura in Italia, però, non si concluse con la maglia bluerchiata, ma continuò con la maglia di Parma e Lazio: con i ducali giocò una sola stagione (1998-1999, ndr), mentre con i biancocelesti ha disputato due stagioni, con il gol decisivo nel derby del ’99 che permise ai biancocelesti di vincere contro la Roma.

Dal 2001 al 2004 la sua carriera proseguì in Inghilterra con la casacca di Manchester United e Chelsea, mentre nel 2004 fu acquistato dall’Inter.

Con la maglia nerazzurra, il centrocampista torna ad impressionare tutti con 49 presenze in due stagioni e tre reti, una di queste decisiva per la Supercoppa Italiana vinta dalla squadra allora allenata Mancini sulla Juventus ai supplementari. La Brujita è stato un autentico pupillo di Roberto Mancini ed è presto diventato un leader dello spogliatoio nerazzurro. Come non ricordare gli "screzi" con l'allora Imperatore, Adriano, al quale Veron rimproverava uno scarso impegno in allenamento e soprattutto i frequenti ritardi nei rientri dal Brasile.

"Se Adriano giocasse come parla, l’Inter avrebbe vinto lo scudetto. Si sente su di un piedistallo, ma questo piedistallo non gli compete non essendo né Ronaldo, né Ronaldinho e io nutro la speranza che al Mondiale lui finisca per giocare contro l’Argentina", fu una delle frasi più significative dello scarso "amore" tra i due.

"Sono molto arrabbiato per la vicenda-Adriano, ci sono rimasto male. La sua è stata una mancanza di rispetto nei confronti di tutta la squadra. No, non si devono cercare scuse, la storia non mi è piaciuta affatto, bisogna rispettare le regole. Per quanto mi riguarda, una partita contro il Livorno merita la stessa attenzione di una contro la Juventus: per fortuna abbiamo altri campioni che possono risolvere le partite. La vicenda è stata mal gestita da lui e anche dalla società: le polemiche purtroppo ce le creiamo noi da dentro, ma si vede che all' Inter è stato sempre così. A me dispiace, perché i problemi ce li creiamo da soli. Cosa ho detto ad Adriano poco fa? Boh, non l' ho neanche visto...", disse invece Veron dopo una vittoria contro il Livorno per 5-0, con Adriano che si presentò allo stadio poco prima della fine della partita per un ritardo del volo.

L’avventura milanese, però, finì nel 2006 con il ritorno alle origini: Veròn torna a vestire la maglia biancorossa dell’Estudiantes, squadra che lo lanciò nel mondo del calcio.

Oggi Veròn è inserito nella lista FIFA 100, ovvero dei calciatori più forti della storia del calcio, stilata da Pelè.

Da giocatore ha vinto una coppa America con l’Argentina nel 2007, con la quale ha disputato 73 presenze; quattro coppe Italia (una col Parma, una con la Lazio e due con l’Inter), tre supercoppe italiane, due scudetti (Lazio ed Inter), una Premier League con la maglia dello United, due campionati argentini e una Coppa Libertadores con l’Estudiantes, una Coppa Uefa ed una Supercoppa Uefa col Parma.

FCINTER1908.IT AUGURA LE MIGLIORI COSE A JUAN SEBASTIAN VERON.