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Alessandro Vocalelli, nel suo editoriale per Tuttosport, ha parlato del caso Icardi, il giorno dopo il ritorno in gruppo del centravanti argentino: "E così Icardi è tornato ad allenarsi in gruppo, che non vuol dire comunque far parte del gruppo. Per quello - per sentirsi pienamente organico alla squadra - ci sarà bisogno di tempo, di verifiche, di un graduale reinserimento dal punto di vista psicologico molto più che tecnico. E’ importante però che il disgelo sia cominciato, perché è essenziale per il giocatore ritornare ad essere protagonista ed è fondamentale per la società salvaguardare anche un suo patrimonio. Già, perché bisogna dire - e va detto - che l’Inter è comunque andata al di là dell’interesse immediato - magari una Champions League da preservare - per imporre una linea di principio da grande club.
I dirigenti, a cominciare da Marotta, si sono a un certo punto trovati di fronte a un bivio: far finta di nulla, girarsi dall’altra parte di fronte a situazioni che stavano diventando sempre più imbarazzanti, oppure intervenire, a costo di scatenare un polverone? Giustamente si è scelta la seconda strada, perché il silenzio, l’ambiguità, finiscono sempre per scontentare tutti e creare un clima di abbandono generalizzato. L’Inter, con Icardi, ha in pratica ribadito un concetto indiscutibile: il capitano, come tale, ha il dovere di preservare il gruppo, di difendere e tutelare i compagni, di essere il primo eventualmente a rispondere agli attacchi esterni. E se tutto questo è vero - ed è vero - come si potevano tollerare le critiche al gruppo, alla scarsa assistenza ricevuta dai compagni, lanciate paradossalmente dalla famiglia e dalla procuratrice del capitano, senza che l’interessato spendesse una parola in proposito?
D’altronde, per rifare la storia, partendo proprio da questo assunto il club ha deciso di assegnare a un altro la fascia di capitano, non certo di provvedere a mettere un giocatore fuori rosa. Se Icardi per oltre un mese è rimasto ai margini, è bene ricordarlo, non è per volontà del club, ma per la scelta dell’interessato di dedicarsi alla cura e alla guarigione di un ginocchio. Tante critiche si è beccato pure Spalletti, che non avrà sicuramente un carattere arrendevole, anzi è pronto a trasformare spesso un confronto in scontro, ma in questa occasione ha dovuto fare una semplice scelta: girarsi anche lui dall’altra parte o ammettere che un capitano dev’essere il leader e non - magari indirettamente - il censore dei compagni? Giustamente, da uomo di sport, ha scelto la seconda strada. Ora per l’Inter e per Icardi si prospettano due mesi di convivenza, pacifica il più possibile, nell’interesse comune. Poi se davvero arriverà il giovane Luka Jovic - l’obiettivo vero molto più di Dzeko - si potrà voltare decisamente pagina. Senza rimpianti".
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