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Da Moratti a Marotta. Che stagioni sono state? E sono?
—«Bellissime. Dirigenti straordinari, enorme spessore umano e professionale. Ho la fortuna di lavorare in un grande staff medico, il nostro lavoro è apprezzato e i risultati si sono visti. Siamo attrezzati per fare cose importanti, gestire tutte le situazioni».
Ha gestito anche il caso del Fenomeno Ronaldo. Come ha vissuto quel calvario?
—«Abbiamo sofferto tutti per quel ginocchio. Curare Ronaldo è stato molto pesante, stressante: la tendinopatia ha portato a due operazioni. Avevamo il migliore del mondo fermo per quasi un anno e mezzo, molta ansia per tutti. Ma lui era un fenomeno».
Lo era, nel suo piccolo, anche Recoba. Dicono adesso: poteva diventare un Messi. Perché si è perso?
—«Alvaro aveva una struttura eccezionale che pochi conoscono. Aveva doti aerobiche incredibili. E anche fantastiche tecniche, ma era pigro...».
Oggi si corre. Anche troppo. Lei è il “papà” delle cinque sostituzioni…
—«Mah, papà… Diciamo che lo avevo proposto diversi anni fa anche a Platini, all’Uefa, e sono state introdotte più tardi, solo quando è scoppiata la pandemia. Le sostituzioni sono indispensabili, le hanno adottate tutti, o quasi. Si è in campo senza sosta, e questo non aiuta ad abbassare il numero degli infortuni. Giocano un po’ tutti e ci si fa male di meno».
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