- Squadra
- Calciomercato
- Coppa Italia
- Video
- Social
- Redazione
primo piano
Tra tutti i giornali esteri che hanno prontamente demolito la lettera della Curva Nord a Romelu Lukaku (etichettandola per quello che è, un manifesto di razzismo) il New York Times è quello che probabilmente ha più centrato il tema. Per farlo occorreva leggere e rileggere le parole degli ultras nerazzurri, sviscerandone il senso. Una lettura a tratti sconcertante. Voler in qualche modo fissare e divulgare quel pensiero è stato un passo che ha creato un precedente insolito. Ha spazzato via gli ultimi dubbi su una eventuale buona fede e ha conquistato un insolito primato. Quando mai una curva si era sentita in dovere di solidarizzare con un'altra curva dopo che questa aveva appena offeso un loro giocatore? Mai.
Il NYT si sofferma su un passaggio importante. In Italia il razzismo è parte del gioco. La lettera della Curva Nord lo rimarca senza problemi, quasi stesse spiegando una normalissima regola di campo. Il verso della scimmia riservato ai giocatori di colore fa parte del gioco. E se fa parte del gioco non può essere razzista. Insomma, niente di personale Lukaku. Welcome Lukaku. Allucinante. E spiace soprattutto per l'impegno che l'Inter da sempre profonde in una causa così importante, attraverso Inter Campus, grazie alla campagna BUU e con un'attenzione alle politiche sociali sempre prioritarie nell'agenda del club. No, l'Inter non se la meritava la lettera della Curva a Lukaku.
Il NYT ha poi puntato il dito sull'immobilismo italiano che alla vicenda dei cori di Cagliari contro Lukaku e anche all'affermazione del diritto a fare cori razzisti degli ultras sembrava reagire "con un'alzata di spalle. Il Cagliari ha difeso l'onore dei suoi tifosi in un comunicato. I funzionari della Lega hanno annunciato che almeno per ora non ci sarebbero stati provvedimenti. Anche una parte dei sostenitori dell'Inter ha difeso il comportamento della curva del Cagliari in una lettera indirizzata al giocatore appena arrivato". Un giocatore che nemmeno loro, in quanto tifosi dell'Inter, hanno intenzione di difendere dagli odiosi cori. Anzi, gli scrivono per sdoganarli. Surreale.
Difficile dire quale potrebbe essere la soluzione migliore per arginare un fenomeno, che non può essere relegato alle sole curve. Il terreno italico rimane infatti un terreno fertile, che negli anni si è nutrito di paura e diffidenza trasformandole in qualcosa che è esattamente il contrario dell'accoglienza. La cosa più incredibile è che questa lettera si chiuda con un messaggio di benvenuto. Caro Lukaku, qui funziona così. Andandone anche fieri, di quei versi scimmieschi che dovrebbero aiutare la propria squadra a vincere. Bisognerebbe forse mettersi nei panni di chi in quel momento è in campo e ancora una volta viene chiamato a rendere conto del colore della sua pelle. Non della sua forza, non dei suoi gol, niente di tutto questo. Se per voi è normale, per noi non lo sarà mai. E incassiamo le accuse del NYT, che più che puntare il dito contro la Curva lo puntano contro un pensiero generalizzato di un paese che se ne frega e alza le spalle: "Il messaggio a Lukaku suonava un po' come: non prenderla sul personale, questa è l'Italia". Già, Welcome Lukaku.
© RIPRODUZIONE RISERVATA