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E' ancora vivo il ricordo delle gesta di Ivan Zamorano all'Inter nel cuore dei tifosi. Il cileno ha parlato ai microfoni della Gazzetta dello Sport della squadra nerazzurra, stuzzicato anche su un parallelo con la sua Inter.
Ci sta il parallelo, Zamorano?
«Sì e no. No perché questa Juve ha anche la forza di sette scudetti alle spalle, oltre che un potere economico consolidato dal tempo e dalle vittorie. Sì perché vedo similitudini nei due gruppi. Il mio era fantastico: internazionale dentro, e questo ci piaceva tanto. Quello di oggi sta nascendo e le prime due partite di Champions, vinte in rimonta, per questo hanno avuto un peso decisivo. Alla Pinetina, stando un po’ con loro, ho avvertito che c’è qualcosa che va al di là del calcio. Qualcosa in più».
E cosa è?
«Questa Inter adesso sa di poter vincere ed è è una consapevolezza che ha trasmesso. La notte del derby, a San Siro c’era una sensazione chiarissima, la respiravi: l’Inter avrebbe vinto. Uscito da lì, quella sera, mi sono detto: erano anni che non mi piaceva tanto venire allo stadio».
San Siro è sempre quasi pieno: piace anche alla gente dell’Inter.
«Sognare fa parte del dna nerazzurro, è una componente fondamentale della sua “pazzia”. Ma questi tifosi possono aiutare l’Inter a non essere pazza, quando non è il caso».
Ci racconta cosa ha visto alla Pinetina?
«Consapevolezza di dover provare a vincere: non qualcosa, ma qualunque partita. Giocatori che si allenano lottando su ogni pallone. E coraggio nella relazione fra loro e Spalletti».
Questa ce la spiega meglio?
«Spalletti è un allenatore che ha carattere forte, personalità. Ma fra i teorici non titolari ha giocatori importanti, difficili da mandare in panchina. Ecco, ho visto rispetto dei ruoli: il coraggio dell’allenatore di fare scelte difficili, il coraggio dei giocatori di accettarle mettendo l’Inter davanti a tutto».
Tutte cose belle e importanti, e però: parliamo anche di calcio giocato?
«Ha parlato Lazio-Inter, mi pare. Io, che credo di averne avuti abbastanza, ho sempre detto che non si vince solo con quelli, gli attributi. La Lazio non si batte 3-0 in casa sua se non giochi anche bene. Mi è sembrato un inizio, ma ora serve continuità: settimana dopo settimana, senza sentirsi né troppo su né tropo giù. L’equilibrio è tutto: serve in tutte le zone del campo, ma pure nella testa».
C’è qualcosa di Icardi in cui si rivede?
«La fame di gol. La capacità di non toccare quasi palla per 90’ e alla prima buona riuscire a segnarlo. La voglia di essere sempre in agguato, e con il movimento giusto, per segnarlo».
E’ più anti-Juve il Napoli o l’Inter?
«Il Napoli sta dimostrando di poter continuare ad esserlo. Ma oggi l’Inter è al suo livello».
E secondo lei questa Inter crede davvero di potersela giocare con la Juve?
«Crede di poterle dare perlomeno fastidio. Se giochi nell’Inter devi crederlo: era così ai miei tempi, è così adesso, perché lottare con la Juve non è solo un dovere, è anche un piacere. Però l’Inter deve continuare a farlo senza dirlo: piedi per terra. Anzi, sotto terra».
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