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In 'Giocare da uomo' (Mondadori Strade blu, in libreria dal 15 ottobre), Gianni Riotta racconta la vita e la carriera di Javier Zanetti. Il capitano di mille battaglie nerazzurre racconta il quartiere di Buenos Aires, Dock Sud, dove quaranta anni fa è nato Pupi.
E scopriamo che il suo secondo nome è Adelmar in onore del medico brasiliano che gli salvò la vita quando aveva rischiato di morire durante il parto: "In casa non c’era nulla da regalargli in segno di gratitudine… Mamma mi diede allora il suo nome, che è scritto sulla prima riga del mio primo contratto da calciatore professionista, come in ogni documento ufficiale che mi riguardi".
"Niente drammi come Agassi, niente eccessi alla Best, zero glamour alla Beckham, ma tanto, tanto lavoro", scrive nella sua recensione al libro Matteo Persivale, sul Corriere della Sera. Dicevano che non avrebbe giocato mai, troppo gracile, meglio se si dedicava ad imparare il lavoro del lattaio o del muratore. Mangiava la polenta perché la carne era troppo cara. "Noi di Dock Sud venivamo insultati nei quartieri ricchi di Buenos Aires, e chiamati senza troppa simpatia los inundados, gli alluvionati. Quando il Río Matanza-Riachuelo faceva le bizze, allagava tutto il barrio, per la nostra disperazione… qualcuno rideva di noi inundados, e papà e mamma correvano a mettere mattoni sotto gli elettrodomestici, il frigo, la televisione, le stufette, sollevandoli per evitare che l’acqua li rovinasse, fulminandoli con un cortocircuito. Per andare a scuola dovevo indossare stivaloni di gomma alti fino al ginocchio", racconta Javi nel libro.
E quella volta che, prima della finale di Champions, nel 2010, in camera con Ivan Cordoba, la sera del 21 maggio accese un cero a Santa Rita, la santa alla quale era devota mamma Violeta, la santa delle cose impossibili. Che il giorno dopo si materializzarono. In un triplete leggendario.
E poi tante rivelazioni. Come quella su Lippi che disse negli spogliatoi alla squadra che quando allenava la Juve gli interisti avevano sempre paura dei bianconeri e il capitano lo ha contraddetto davanti a tutti. E nel libro confessa: "Con rispetto e franchezza, e lo rifarei".
E poi un Zanetti inedito su Tardelli: "Con altrettanta onestà, senza rancore o risentimento alcuno, dico che Marco Tardelli, dei tanti allenatori che ho visto, dal campetto di terra battuta di Disneylandia alla furia del Santiago Bernabeu, è stato il peggiore. Peggiore in tutti i sensi, come uomo e come tecnico… Tardelli è scarso… I suoi allenamenti non sono da squadra che vuole vincere", si legge nel libro. Un'entrataccia mai fatta.
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