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La Nacion ha avuto modo di intervistare Zanetti e ha raccontato anche alcuni aspetti del suo lavoro: "Sta imparando l'inglese per poter prendere più spesso iniziativa nei colloqui. Due giorni a settimana è alla Pinetina, tre giorni lavora in sede all'Inter. Soffre solo la giacca e la cravatta, ci soffoca dentro". Facile abituato com'era a scarpette, magliette e pantaloncini. Per non sbagliare ha sempre una camicia di riserva in macchina. Se correva da giocatore adesso mica è cambiato qualcosa da vicepresidente: quest'anno è stato cinque volte in Cina, diverse amichevoli giocate, è stato pure in Paraguay per un impegno con la FIFA e ora è a New York per seguire il preseason dell'Inter.
CAPITANO E GENTILUOMO - "Penso che il mio nome sia legato a ideali di onestà, credibilità e fiducia. Sento di aver vinto il rispetto dell'ambiente nerazzurro e non solo. E lo vedo con la Fondazione: la gente si fida di quello che faccio, sa che tutti i fondi si ottengono con serate di gala, aste e le partite di beneficenza e sono soldi ben destinati. Tutto è in vista e trasparente. E proprio oggi, per come è contaminato il mondo del calcio, il credito non si può dare a nessuno. Mi sono guadagnato questo rispetto e ora cerco di conservarlo. Metto in gioco i miei valori per contribuire a migliorare il calcio".
COSE CHE SCOPRO - "Quando giocavo tutto finiva al novantesimo. Ora ho capito che perché gli 11 in campo possano giocare è necessario organizzare tutta una serie di cose nei minimi dettagli e non è solo giocare. Ho sempre pensato che tutto dipendesse dal lavoro di tante persone ma non credevo fosse così difficile. Sembra impossibile, ma se qualcuno sbaglia qualcosa può compromettere tutto. Il calcio ha una sua dinamica e ha molteplici sfumature. Ho iniziato una nuova fase, una nuova vita. Ho ricominciato da zero dopo 40 anni. Vedo tante persone che arrivano da tutte le parti del mondo. Vedo il calcio da un altro punto di vista".
QUELLO CHE SONO E CHE ERO - "Se Suning mi dà retta per quello che ho fatto prima? Il mio lavoro da calciatore è finito. Sarà sempre viva la memoria di quello che sono stato, ma oggi spero di essere ascoltato per i concetti che sono in grado di esprimere. Loro sono convinti che quello che dico possa aiutare a crescere il club".
OBIETTIVO CHAMPIONS - "Il calcio è legato molto alla gestione. Deve essere efficiente, ordinato, pulito e creativo. I ricavi dai diritti tv contano, ma non si può fare affidamento solo su questi. Per questo è necessario conoscere le nozioni di marketing, il lavoro che c'è dietro alle accademie inaugurate in tutto il mondo e non si può smettere di sfruttare il marchio. Nel caso dell'Inter è importante entrare in Champions League perché dà un'altra visibilità, gli sponsor aumentano".
(Fonte: lanacion.com.ar)
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