Protagonista dell'ultima puntata di Careers, format di Inter TV, Javier Zanetti ha ripercorso alcune delle tappe più importanti della sua storia all'Inter. Ecco le sue parole:
primo piano
Zanetti: “Ammiro Maldini. I due trofei contro la Juve? Belle serate così. A Moratti dicevo…”
MALDINI - "L'ho sempre ammirato, abbiamo un ottimo rapporto dentro e fuori dal campo. È una persona vera, rispettosa. Ha sempre difeso la maglia come facevo io e nonostante le tante battaglie resta una sincera amicizia. Il più grande che ho affrontato dal punto di vista umano è Roberto Baggio, legammo subito quando arrivò all'Inter e non era per niente facile averlo contro. Poi penso a Messi, Zidane, Giggs".
VICEPRESIDENTE - "Dopo una sconfitta parlo sempre con i ragazzi, gli ricordo che siamo resilienti. E lo dice uno che per anni aveva vinto soltanto una Coppa Uefa e ha visto trionfare gli altri a lungo. Ma a Moratti ho sempre fatto presente che sarebbe arrivato il nostro momento e il tempo mi ha dato ragione".
DISFATTE E SOGNI - "Il 5 maggio 2002 fu difficile, triste. È durissimo perdere lo scudetto all'ultima giornata dopo esser stati tutto il tempo in testa. Il calcio ci diede le spalle. Ma poi la notte di Madrid (la vittoria della Champions League nel 2010, ndr) ci ha permesso di coronare un sogno".
SUPERCOPPA ITALIANA E COPPA ITALIA - "Mi auguro che ci sia sempre quest'unità d'intenti affinché si avverino serate così. La vita ora è sicuramente differente, ma mi piace perché resto legato a questi colori e faccio tutto con passione, senza interessi personali".
PRIMA VOLTA - "Ho indossato un abito per la prima volta quando sono stato presentato all'Inter. In Argentina lo usavo solo per le grandi feste. Ne comprai uno molto costoso quando seppi del trasferimento, in quel momento ero uno sconosciuto, poi non mi sono fermato più. Facchetti è stato una splendida persona, mi ha insegnato tanto e mi manca molto. Ne avrò sempre un bellissimo ricordo. Il gol in finale di Coppa Uefa fu molto importante, per giunta davanti alla mia famiglia: è stata una gioia immensa condividere quel momento con loro. Simeone stava per calciare, gli urlai di lasciarmela e la misi all'incrocio, nemmeno Cragnotti ci poteva credere. Simoni era il nostro condottiero, ci guardava come dei figli. Ora su WhatsApp Moriero ci manda le foto delle Maldive! Cambiasso, Milito e Samuel sono come fratelli, non ci siamo mai sentiti stranieri: l'Inter era la nostra casa e la nostra famiglia. Se abbiamo vinto tutto è perché eravamo grandi uomini prima che grandi giocatori, ci aiutavamo e siamo stati guidati da allenatori eccezionali, che hanno saputo farci andare oltre le nostre possibilità".
(Fonte: Inter TV)
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