- Squadra
- Calciomercato
- Coppa Italia
- Video
- Social
- Redazione
primo piano
Getty Images
Andrea Zanon, importante senior advisor e consigliere strategico dei ministri delle finanza in Medio Oriente, a stretto contatto con fondi sovrani e Private Equity Groups, ha parlato a Tuttosport dell'Inter:
Zanon, qual è la differenza tra un fondo americano e uno arabo?
«La premessa che va fatta i club italiani sono, negli ultimi anni, nel radar degli hedge funds e dei gruppi di Private Equity Usa: gli statunitensi sentono sempre forte il legame con l'Italia. Soprattutto, secondo il mercato americano, le società italiane, in particolare quelle in crisi, non riescono a monetizzare come potrebbero. L'investitore statunitense vede il margine: e ci si sta spostando verso i club minori con alta possibilità di plusvalenza e pochi debiti».
Veniamo agli arabi.
«Hanno una liquidità straordinaria. Non sono fondi privati, ma sovrani. Quello saudita e quello di Abu Dhabi sono player nuovi che usano la liquidità energetica per promuoversi. Il calcio, lì, sta emergendo in modo straordinario. Entrambi gli operatori stanno scommettendo sul calcio con la percezione che l'Italia è in crisi, che la Serie A ha perso moltissimo valore».
C'è qualche trattativa che sta nascendo?
«Il turismo del Golfo, qatarino e saudita, passa tempo nel Mediterraneo. Nei giorni scorsi, secondo alcune indiscrezioni, ci sono stati membri del Pif, il fondo sovrano saudita, in Romagna. Pare ci sia stato anche un interessamento per le squadre minori della zona. Una visita interessata anche per acquisizioni immobiliari. Pensiamo al Rimini, ad esempio, come potenziale asset. Si parla di negoziazioni informali. Ma, questi player internazionali spesso cominciano dal basso e vedono le scalate come quella del Monza con attenzione. Basta immaginare il flusso turistico di decine di milioni di persone l'anno per capire le potenzialità che Pif può percepire».
Ha usato la parolina magica ancora: Pif. L'interesse dei sauditi per l'Inter?
«La difficoltà finanziaria nella quale si trova l'Inter è nota. Io per primo a dicembre ho parlato delle negoziazioni avanzate con Pif. Credo che non sia cambiato nulla sotto questo versante, ma ci sono altri attori».
Sempre del Golfo?
«Credo che l'Inter stia negoziando con diversi fondi, anche qui negli Usa. Credo che stiano usando anche l'interesse americano per continuare il dialogo con i sauditi. Suppongo che un'acquisizione americana sia più spendibile. Questo perché la fan base statunitense potrebbe esser più importante. Verificherò, ma credo che l'Inter possa spuntare un prezzo più alto con i sauditi».
Quali sono le variabili?
«I sauditi non investono per un ritorno immediato. Lo fanno per valorizzare se stessi facendo certe acquisizioni, come abbiamo già spiegato».
Quanto potrebbe valere l'Inter, oggi?
«Mi sentirei di dire che il miliardo di cui si è parlato nel dicembre scorso è una cifra che i sauditi potrebbero esser disposti a spendere. Anche se ci sono voci che le negoziazioni si sono interrotte perché il paese del Golfo non voleva andare oltre gli 800 milioni. Il prezzo dell'Inter, oggi, dopo due anni di Covid, è più basso del miliardo perché la posizione di debito è estremamente seria».
Sviluppi configurabili?
«Il potenziale di crescita dell'Inter è straordinaria. Bisogna, però, risolvere la questione finanziaria interna, interrompere il flusso delle perdite. Direi che è un ottimo target l'Inter, una delle più interessanti in Europa, ma c'è la necessità di un ottimo management per rimettere il club in carreggiata».
© RIPRODUZIONE RISERVATA