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Foto: Mediaset
Ivan Zazzaroni, direttore del Corriere dello Sport, ha proposto un lungo editoriale sulla vittoria dello scudetto dell'Inter. Queste le sue principali considerazioni: "Zhang, campioni! Un taglio netto. Con il passato. Con i nove scudetti consecutivi della Juve. Con ritardi di ogni genere, soprattutto societari. Con l’inevitabilità delle proprietà italiane. Con chi il brutto gioco dura poco. Soltanto Conte avrebbe potuto sferrare un deciso colpo di dao all’albo d’oro del campionato. Era stato preso e strapagato per questo e per consumare rivincite: al secondo tentativo ha centrato tre obiettivi su quattro. Il ciclo è ancora un’ipotesi".
Il merito per Zazzaroni è tutto dell'allenatore nerazzurro: "Il titulo “undici anni dopo Mou” è suo. Tutto di Conte l’ossessionato e ossessionante, Conte il moltiplicatore di iperboli (l’opera d’arte, il regno interrotto), Conte che vive la sconfitta come fosse un lutto dell’io, Conte dei nemici inesistenti. Ma anche Conte il migliore, guida di campo e di spogliatoio. Conte che un tempo si aggrappava alla panchina e che agli arbitri dà del tu quasi sempre per riprenderli. Conte che abbraccia i suoi come fossero figli. Conte al quale i tifosi interisti hanno rimproverato a lungo la juventinità, fino al suca ad Agnelli. Ma anche Conte che sa tornare sulle proprie idee e rilancia Skriniar, restituisce un senso compiuto e un presente a Darmian, sovraccarica di responsabilità Barella, esalta l’imponenza di Lukaku, mette al centro del gioco Eriksen poche settimane dopo aver pensato di cederlo. L’Inter si è messa totalmente nelle sue mani, nell’estate 2019, ne ha tollerato gli eccessi e le critiche del primo anno: nella partita interna delle personalità e della competenza, Conte ha però stravinto e salvato l’Inter".
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