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Perché nel mezzo ci finisce inevitabilmente il povero Rocchi, il tecnico che sceglie le sestine e forma giovani. Anche per questo le sezioni - che hanno funzione elettorale - dovrebbero responsabilizzarsi maggiormente sviluppando politiche comuni. La federcalcio, che è garante della regolarità dei campionati, fatica, in questa fase storica, a svolgere la funzione di regolatore: ha altri problemi da risolvere e avversari da affrontare, purtroppo, sui classici temi legati a poltrone, potere, denaro. Domanda innocente: la pace passa per caso dalla testa di Rocchi? Tagliata quella, gli arbitri troverebbero la strada dell’unità? La risposta è no; no, se permangono le condizioni attuali: l’eventuale successore si ritroverebbe infatti nella stessa, identica situazione. Tra due fuochi.
A cosa ambisce chi sta minando nell’ombra la serenità della categoria? E perché non esce mai allo scoperto? Non posso escludere che abbia ragioni da vendere. Aggiungo che nei giorni scorsi è tornato d’attualità il tema dell’autonomia arbitrale. Gran bella cosa. Anche perché se l’Aia finisse sotto il cappello della Lega sai che disastro: 20 club esprimono altrettanti interessi individuali e quindi divergenti. Paolo Casarin, guru del settore, ha descritto la figura dell’arbitro evidenziandone personalità, qualità, difetti, ambizioni, permalosità. Un ritratto non proprio esaltante, ma che dovrebbe indurre i protagonisti a individuare un unico percorso di crescita. Sono sicuro che, se posto nella condizione di lavorare, Rocchi risulterebbe uno dei migliori designatori di sempre. Di errori ne ha commessi, ma è troppo esposto a venti contrari per riuscire a consegnare al campionato direzioni non dico perfette, ma almeno puntuali".
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