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L’ANGOLO DEL CUGINO – IL RASOIO DI OCCAM

Il rasoio di Occam non è una nuova marca di strumenti dedicati al benessere del viso di un uomo, e neppure il titolo dell’ultimo film di Dario Argento. È semplicemente il principio su cui si fonda il pensiero scientifico moderno: “a parità...

Alessandro De Felice

Il rasoio di Occam non è una nuova marca di strumenti dedicati al benessere del viso di un uomo, e neppure il titolo dell’ultimo film di Dario Argento. È semplicemente il principio su cui si fonda il pensiero scientifico moderno: “a parità di fattori, la spiegazione più semplice tende ad essere quella esatta”. Mica pizza e fichi. Se su tale principio si basa persino la scienza, perché non può essere utilizzato anche nel calcio?

Dopo la figura barbina (l’ennesima) di ieri sera contro lo Zurigo, ho fatto zapping qua e là per ascoltare i pareri di giornalisti e tecnici sul disastroso “momento” del Milan. Qualcuno si esibiva in complessi discorsi tattici, qualcun altro malediceva la malasorte, qualcun altro ancora non sapeva dare una risposta concreta.

A parità di fattori, la spiegazione più semplice tende ad essere quella esatta. Applicando il concetto del rasoio di Occam alla società di via Turati, cosa si potrebbe dire? Semplicemente che i giocatori non sono all’altezza della situazione. Semplicemente che non puoi venire da un anno disastroso e pretendere di fare meglio dopo aver perso il centrocampista più forte del mondo, senza averlo sostituito in nessun modo, e il miglior difensore degli ultimi vent’anni. Non puoi passare l’estate a discutere su come migliorare il gioco sugli esterni e riproporre ad inizio stagione gli stessi terzini messi in discussione fino alla settimana prima.

Non è un problema di modulo, di tattica, di schemi. È un problema di anni che passano per tutti: Gattuso, Pirlo, Ambrosini, Seedorf, Inzaghi, Nesta, Zambrotta non sono gli stessi di due, tre, cinque anni fa. In questo calcio moderno se non hai fiato, corsa, velocità, non vai da nessuna parte. Bari, Zurigo, Udinese, Inter: squadre dalla velocità media di molto superiore a quella del Milan hanno fatto dei rossoneri ciò che hanno voluto. Fino all’anno scorso la presenza di “Mr. TAV” Ricardo Kakà ha mascherato, seppure parzialmente, le magagne di una squadra che semplicemente non ha il cambio di passo. Non è un caso che le poche buone prestazioni dei rossoneri siano coincise con le poche buone prestazioni di Pato, l’unico in grado di accelerare e di creare la superiorità numerica. E non è un caso che il giovane ed inesperto Abate abbia messo insieme più cross e più dribbling in due partite da titolare che Jankulovski e Zambrotta in due anni.

Se la spiegazione più semplice tende ad essere quella esatta, c’è ragione di credere che anche la soluzione più semplice lo sia. Ovvero andare avanti così, perché la volontà di rifondare non c’è, così come non c’è l’umiltà di chiedere scusa ed ammettere che si è sbagliato tutto. La soluzione pi semplice è fare finta che Ronaldinho sia ancora un giocatore su cui contare, che Pato non sia influenzato da un’età dove un giorno ti senti un Dio e il giorno dopo sei sotto terra, che è solo un momento difficile in cui va tutto storto, che questo è il gruppo che due anni fa ha vinto la Champions, e baggianate amarcord del genere. Nel frattempo il tifoso rossonero, ogni volta che vede Galliani, il rasoio di Occam lo userebbe con ben altre finalità.

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