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SAN SIRO E IL PUBBLICO DELLE GRANDI OCCASIONI

Sarà stato il clima festoso e tranquillo della conferenza di Jose Mourinho, che alludeva alla gioia di stare in Europa e classificava l’incontro con la Dinamo Kiev come non decisivo. Oppure il primo freddo, quello che ti spinge a scegliere la...

Sabine Bertagna

Sarà stato il clima festoso e tranquillo della conferenza di Jose Mourinho, che alludeva alla gioia di stare in Europa e classificava l’incontro con la Dinamo Kiev come non decisivo. Oppure il primo freddo, quello che ti spinge a scegliere la poltrona piuttosto che un seggiolino freddo e umido esposto al vento. Sta di fatto che ieri gli spalti di San Siro sembravano quelli di una Coppa Italia giocata alle quattro di pomeriggio. Perché? Davvero non era chiaro a tutti che si trattava di una partita decisiva? Se è vero che l’approccio di una partita cambia nel momento in cui la squadra segna un gol, come ha affermato ieri Mou in conferenza stampa, è anche vero che la non grinta unita ad una disposizione in campo un po’ impacciata può facilmente agevolare la squadra avversaria nel passare in vantaggio. Forse avvertire dagli spalti alla panchina che questa è davvero una partita decisiva può aiutare i giocatori ad entrare nell’ottica di quella che è a tutti gli effetti una battaglia e non un’amichevole. Ieri gli ucraini hanno corso fino all’ultimo secondo e come mai era successo nel nostro campionato hanno messo in difficoltà la nostra difesa. Il fisico, che è sempre stato un punto di forza dei nerazzurri, e la velocità hanno scandito un incontro che da subito si è messo malissimo. Per la gioia dei numerosi sostenitori della Dinamo, che occupavano il settore ospiti e che nei momenti culminanti festeggiavano a gruppetti in ogni settore. Ci voleva una figura epica come quella del Drago per scuotere l’apatica nebbia scesa in campo e sugli spalti, con un gol che aveva tutte le intenzioni di suonare la carica. Ma le difficoltà dei nerazzurri non vengono dissipate. Lucio, autore di una partita non tra le sue migliori, è provato dall’autorete e incappa in diversi errori pericolosi, ai quali non siamo abituati. Eto’o si dilunga e non incide e Maicon fatica a portare a termine le solite cavalcate sulla fascia; i cambi della speranza del portoghese negli ultimi minuti, Materazzi e Vieira, non hanno il tempo materiale per dimostrare un’eventuale efficacia. La solidità di Samuel, le corse al limite del possibile del Capitano e la regia superiore di Wesley non sono sufficienti ad incanalare la partita verso una vittoria.Ora, per continuare a provare la gioia dell’Europa, a Kiev non dobbiamo pensare come ad una partita decisiva, ma come alla partita della vita. Sfruttare al meglio la pressione, digerire la tensione e trasformarla in palle vogliose di insaccarsi in rete. Quanto al pubblico di San Siro, il prossimo incontro di Champions a Milano, contro il Kazan, è previsto per il 9 dicembre . Si consigliano abiti pesanti e bevande calde. Siete TUTTI pregati di partecipare! 

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