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Ballano sui venti milioni di euro lordi, ovvero la busta paga (di allenatore e staff) della prossima stagione, data di fisiologica scadenza del contratto. Per questo, l’impressione è che la società avrebbe voluto chiuderla prima, magari con una transazione che, si deduce, fin qui è stata impossibile. Dopodiché, non è escluso si possa arrivare a una conciliazione giudiziale — che è pur sempre una transazione — quella che il giudice del lavoro è obbligato a cercare alla prima udienza, tentando appunto la conciliazione della lite e formulando alle parti una proposta transattiva o conciliativa, come previsto dall’articolo 420 del codice di procedura civile. Arrivando a un verbale che avrebbe poi efficacia di titolo esecutivo. Per il pagamento di quanto stabilito dall’accordo", riporta il Corriere della Sera.
"Insomma, una questione giudiziaria, ma non meno strategica: poiché, deciso da tempo il cambio in panchina, mossa che Allegri visse come una sorta di tradimento, i bianconeri avrebbero voluto risparmiare tempo e denaro, rispetto a un classico esonero. La Juve è invece convinta di poterlo licenziare «per giusta causa»: formula che può essere disposta dal datore di lavoro quando il dipendente realizza comportamenti disciplinarmente rilevanti così gravi da non consentire anche in via provvisoria la prosecuzione del rapporto. E tali sarebbero — sempre secondo i legali di Madama — le condotte tenute dall’ormai ex tecnico juventino subito dopo il gong di Roma, con quei calci alle luci del set fotografico e l’aggressione verbale al direttore di Tuttosport.
Ma di danni d’immagine potrebbe parlare pure lo stesso Allegri, nel ricorso al giudice del lavoro: quest’anno ho mandato giù tanti veleni, aveva confidato lui agli amici. La notifica del licenziamento è arrivata con l’allenatore in un hotel del centro di Londra, per vedersi la finale di Champions: quello sì, un bello spettacolo", aggiunge il quotidiano.
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