Il tecnico è stato licenziato per giusta causa dalla Juve ma la questione finirà davanti al giudice del lavoro
Il tecnico Massimiliano Allegri è stato licenziato per giusta causa dalla Juve ma la questione finirà davanti al giudice del lavoro
"Si rinfacciano ogni sgarbo e rivendicano ogni diritto, a vicenda, ma la pessima figura pare comune: la Juve e Massimiliano Allegri si rivedranno in tribunale se, come sembra, l’allenatore impugnerà davanti al giudice del lavoro il licenziamento «per giusta causa» che la società gli ha notificato ieri.
Ballano sui venti milioni di euro lordi, ovvero la busta paga (di allenatore e staff) della prossima stagione, data di fisiologica scadenza del contratto. Per questo, l’impressione è che la società avrebbe voluto chiuderla prima, magari con una transazione che, si deduce, fin qui è stata impossibile. Dopodiché, non è escluso si possa arrivare a una conciliazione giudiziale — che è pur sempre una transazione — quella che il giudice del lavoro è obbligato a cercare alla prima udienza, tentando appunto la conciliazione della lite e formulando alle parti una proposta transattiva o conciliativa, come previsto dall’articolo 420 del codice di procedura civile. Arrivando a un verbale che avrebbe poi efficacia di titolo esecutivo. Per il pagamento di quanto stabilito dall’accordo", riporta il Corriere della Sera.
"Insomma, una questione giudiziaria, ma non meno strategica: poiché, deciso da tempo il cambio in panchina, mossa che Allegri visse come una sorta di tradimento, i bianconeri avrebbero voluto risparmiare tempo e denaro, rispetto a un classico esonero. La Juve è invece convinta di poterlo licenziare «per giusta causa»: formula che può essere disposta dal datore di lavoro quando il dipendente realizza comportamenti disciplinarmente rilevanti così gravi da non consentire anche in via provvisoria la prosecuzione del rapporto. E tali sarebbero — sempre secondo i legali di Madama — le condotte tenute dall’ormai ex tecnico juventino subito dopo il gong di Roma, con quei calci alle luci del set fotografico e l’aggressione verbale al direttore di Tuttosport.