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Differenze?
—«Tutti i paragoni con Andrea sono destinati a fallire. Pirlo come primo pensiero aveva la ricerca della profondità, anche perché avevamo punte sempre pronte ad attaccare la difesa in verticale. Calhanoglu invece, per come gioca l’Inter, tende più al fraseggio corto. Poi Hakan copre più campo, quando scarica palla si propone. E calcia in modo diverso, più secco».
Quanto vale invece in confronto ai contemporanei?
—«È al top al mondo. Tra lui e Rice, prendo lui. Tra lui e Tchouaméni, che è più acerbo, lui. Non saprei nemmeno chi scegliere tra lui e Rodri...».
È il giocatore meno sostituibile dell’Inter assieme a Lautaro?
—«Sì, vale lo stesso discorso per Theo Hernandez al Milan: è talmente superiore che...».
Da ex centrocampista, che tipo di impatto ha Calhanoglu in campo? È un leader?
—«Non lo conosco di persona ma mi sembra leader nei fatti più che con le parole. Si fa dare palla, aggredisce forte, dà un pallone al momento giusto. I compagni, quando vedono queste cose, capiscono che ci sei».
Anche perché Calhanoglu in campo fa tante cose diverse...
—«Sì, il calcio oggi chiede di interpretare situazioni diverse sulla base delle tue conoscenze. E lui, che è stato trequartista e mezzala, ha più conoscenze degli altri, quindi fa scelte migliori».
A margine, come avrebbe giocato il Milan di Ancelotti contro Calhanoglu?
—«Le variazioni di Inzaghi rendono l’Inter dinamica, difficilissima da fermare. Allora dico di squadra, per forza, prenderlo a uomo non funzionerebbe».
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