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Come valuta il lavoro di Mou a Roma?
«Per il rapporto con i tifosi top, ha fatto amare la squadra anche più di prima, con lo stadio sempre pieno. Dal punto di vista dei risultati appena sufficiente. Vincere la Conference è stato un fatto normale, la Roma era la squadra più forte. E anche la finale di Budapest, la Roma era più forte delle avversarie. Lì, ad esempio, non ho capito l’utilizzo di Wijnaldum, che era un giocatore già altrove con la testa. E in campionato poi non siamo mai riusciti ad arrivare al 4° posto, si poteva fare sicuramente di più».
Dove ha sbagliato Mou?
«Il gioco in questi anni è stato sicuramente deludente. E poi il fatto di trovare sempre un motivo extra alle sconfitte è una cosa che non mi è piaciuta: la panchina corta, il fatto di dire che senza Dybala la squadra non è più la stessa cosa, dare del traditore a qualche giocatore. Ai miei tempi queste cose non si potevano dire, i problemi si risolvevano dentro lo spogliatoio. E poi anche alcune scelte mi hanno lasciato perplesso».
De Rossi è pronto per questa avventura?
«È l’unico che poteva raccogliere questa sfida, dopo Mou tocca a lui tenere alto l’entusiasmo. È l’uomo giusto al momento giusto, per come lo conosco ha tutte le caratteristiche per diventare un grande allenatore. Sono convinto che la Roma alla fine non chiuderà nona, ma lotterà fino alla fine per la Champions».
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