Dell'esonero di Mourinho e dell'arrivo di De Rossi alla Roma ha parlato, a La Gazzetta dello Sport, l'ex giocatore giallorosso
Dell'esonero di Mourinho e dell'arrivo di De Rossi alla Roma ha parlato, a La Gazzetta dello Sport, l'ex giocatore giallorosso
Sorpreso dall’esonero di ieri di José Mourinho?
«Sì, non me lo aspettavo. Mourinho era amatissimo dai tifosi e la stagione non è ancora persa. È vero, veniamo dalle sconfitte con Lazio e Milan, ma ora ci sono tre partite alla nostra portata, vincendole la Roma sarebbe di nuovo in corsa per il quarto posto, per la Champions. E poi c’è ancora un’Europa League da giocarsi. La proprietà avrà avuto i suoi motivi, ma la colpa è di tutti: allenatore, squadra e società stessa. Mi sembra ci fosse un’energia sbagliata, che ognuno andasse per la sua strada: nessuno che parla dopo le partite, nessuno che vuole battere il rigore a Milano. Le motivazioni nel calcio contano. E poi ho visto giocatori litigare tra di loro come era tanto che non vedevo».
Come valuta il lavoro di Mou a Roma?
«Per il rapporto con i tifosi top, ha fatto amare la squadra anche più di prima, con lo stadio sempre pieno. Dal punto di vista dei risultati appena sufficiente. Vincere la Conference è stato un fatto normale, la Roma era la squadra più forte. E anche la finale di Budapest, la Roma era più forte delle avversarie. Lì, ad esempio, non ho capito l’utilizzo di Wijnaldum, che era un giocatore già altrove con la testa. E in campionato poi non siamo mai riusciti ad arrivare al 4° posto, si poteva fare sicuramente di più».
«Il gioco in questi anni è stato sicuramente deludente. E poi il fatto di trovare sempre un motivo extra alle sconfitte è una cosa che non mi è piaciuta: la panchina corta, il fatto di dire che senza Dybala la squadra non è più la stessa cosa, dare del traditore a qualche giocatore. Ai miei tempi queste cose non si potevano dire, i problemi si risolvevano dentro lo spogliatoio. E poi anche alcune scelte mi hanno lasciato perplesso».