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Foto: Sky Sport
Fabio Capello, ex allenatore, ha concesso una lunga intervista ai microfoni de Il Mattino. Il tecnico ha parlato così della corsa scudetto e non solo.
Capello, perché è così difficile vincere se non ti chiami Inter, Milan e Juventus?
«Anche se sono cambiate le società e i dirigenti, appena arrivi in quei club è come se arrivassi nella reception di un grande hotel di lusso in cui ti danno in mano le chiavi di una stanza e ti fanno accomodare e da quel momento devi avere in mente solo una cosa: vincere. Punto e basta. Altrove non è così, l'entusiasmo è spesso la cosa più difficile con cui fare i conti».
10 vittorie in 11 partite: chi la sorprende di più vedere lassù, il Napoli o il Milan?
«Senza dubbio il Milan. Perché io in estate ero stato chiaro: se De Laurentiis non vende Koulibaly o qualcuno dei suoi big è una delle grandi favorite per lo scudetto. Ora facile a dirsi vedendo come si muovono gli azzurri in campo, vedendo la continuità dei loro risultati e la personalità con cui giocano. Per il Milan, invece, perdere Donnarumma e Calhanoglu poteva essere un brutto colpo psicologico da superare. E invece la dirigenza si è mossa bene e ha trovato dei validi sostituti».
Spalletti ha raccolto una squadra depressa per il quinto posto all'ultima giornata.
«Difficile da credere ma potrebbe essere stato un grande vantaggio per lui. Il Napoli è forte, lo era anche con Gattuso. È arrivato Spalletti e ha avuto la forza di indirizzare il gruppo psicologicamente ma anche tecnicamente nella direzione giusta. Quello che sta facendo non mi sorprende, ma ripeto: il rischio è la gestione dell'euforia».
Allegri ha sbagliato a non seguire il suo consiglio?
«Credo proprio di sì. Se glielo chiedono adesso magari dice che avevo ragione a suggerirgli di non tornare alla Juventus. Ormai i bianconeri sono fuori dai giochi, troppe macchine là davanti, qualche sorpasso lo potrebbero pure fare ma non tutti rallenteranno».
«Ah sì, guai a considerarla esclusa. È completa, ha ottimi giocatori e poi c'è la solita storia della mentalità vincente dell'ambiente».
Spalletti, Pioli, Inzaghi: vero che gli allenatori sono sempre sotto esame?
«Verissimo. E lo sono ancor di più da parte dei calciatori. Ma anche dello staff che vive ogni giorno a contatto con la squadra. Sono loro che vedono come gestisci i momenti difficili, le parole che usi, i tuoi comportamenti. La credibilità di ogni allenatore è messa in discussione ogni giorno. Anche se adesso l'equilibrio negli spogliatoi ha una minaccia in più: i social manager. Fratelli, mogli, fidanzate, amici che si mettono lì sui social e rischiano di minare il tuo lavoro con le loro frasi buttate lì».
Può essere l'anno del Napoli e del ritorno al Sud dello scudetto?
«Spalletti ha lottato per lo scudetto a Roma, lo ha sfiorato, non c'è riuscito ma conosce gli ambienti caldi, dove basta poco per far scattare la scintilla dell'entusiasmo anticipato. È bello vedere le scene dei tifosi fuori all'hotel prima di Salernitana-Napoli ma il traguardo è lontano. Ma Luciano lo sa, sa quello che deve essere fatto. Voglio essere scaramantico e non dire altro...».
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