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Giocatori sì a fine contratto, ma ancora pieni di futuro. Zielinski è del ’94, Taremi del ’92. Due ottimi giocatori che arrivano all’Inter in quell’età perfetta che dovrebbe evitare brutte sorprese e si inseriscono in un disegno societario che punta ad allargare la rosa dei titolari . Nessuna divisione tra prime scelte e riserve, l’ultima mezz’ora di partita è importante come la prima parte se non addirittura di più, quindi chi entra deve garantire lo stesso rendimento di chi esce. I trentenni sono una polizza assicurativa, una sicurezza.
L’Inter sta vivendo anni di crescita. L’anno scorso ha sfiorato una clamorosa vittoria contro Guardiola e adesso è costretta a iniziare la stagione ponendosi i massimi obiettivi anche in Europa, il «facciamo più strada possibile e poi vediamo dove siamo arrivati» non basta più. Certo, il confronto è impari, il City e il Psg sono il frutto della ricchezza economica degli stati petroliferi, non di una famiglia di imprenditori in difficoltà che non può garantire soldi a chiamata. Il Real Madrid è fuori portata. Ma a quel tavolo nobile l’Inter si deve sedere con l’orgoglio di potersi confrontare alla pari, non come un imbucato che ha scroccato un invito. E allora ripetiamo la domanda: bastano Taremi e Zielinski? In Italia il polacco ha giocato con Udinese, Empoli e Napoli. Ha una quarantina di partite in Champions e al massimo è arrivato ai quarti. L’iraniano in Europa ha giocato solo con il Porto e in Champions ha 25 presenze e 10 gol. Saremo felici di essere smentiti, ma non si sbaglia di molto se si dice che con i soli Taremi e Zielinski difficilmente si vince la Champions. Si fa bella figura, ma per il vero salto di qualità servirebbe un super colpo.
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