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Ecco, due allievi della sua scuola: che tipi erano?
—«Su Diego non potevi avere dubbi, era un allenatore già fatto e finito. Non è vero che è un difensivista perché la sua è grande tenacia e organizzazione, altrimenti non avrebbe potuto vincere due volte un campionato in cui dentro c’era Real Madrid e Barcellona. Simone, invece, lo ricordo come un ragazzo determinato e deciso, ma anche sensibile e curioso: studiava tutto, sapeva bene chi lo avrebbe marcato e le caratteristiche di ogni singolo giocatore. Forse sembrava predestinato, ma è uscito fuori alla grande».
Che le sembra dell’Inter di quest’anno?
—«Ha una identità precisa che gli ha dato l’allenatore, spero possa vincere questo scudetto che insegue e si merita. In Champions, invece, tifo per una bella partita, combattuta. Solo uno tra Diego e Simone andrà avanti, ma spero che nella carriera entrambi possano provare la gioia di vincere la coppa più importante in Europa».
Non solo grandi sistemi difensivi, questi ottavi sono anche un duello tra attacchi super: che ne pensa?
—«Vedo che Lautaro in Italia segna senza sosta, chissà dove arriverà? Il talento di Griezmann lo conosciamo tutti, ma concentriamoci sugli attaccanti: Thuram è una sorpresa, tutti ci ricordavamo del papà che era un grande difensore mentre lui è un attaccante moderno e completo. Ma pure Morata, in questo Atletico, è pericolosissimo».
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