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ESCLUSIVA Simoni: “Pioli? Uno di noi. Per me l’Inter è stata la squadra più facile da guidare”

"Simoni si nasce: tre vite per il calcio" uscirà a breve per i tipi di GoalBook edizioni: ecco in esclusiva le parole del mister che ci raccontano questo incredibile viaggio

Sabine Bertagna

Per raccontare la vita di Gigi Simoni (o come recita il titolo del libro che uscirà tra poco, le tre vite) forse un libro non è sufficiente. Il calciatore, l'allenatore e poi il dirigente: nel mondo del calcio sono in pochi ad avere una visione così completa. "Simoni si nasce: tre vite per il calcio" è un incredibile viaggio che il mister fa con tre autori Luca Carmignani, Luca Tronchetti e Rudi Ghedini, per raccontare quella che è la storia della sua vita, ma anche del calcio italiano e non da ultimo di un pezzo indimenticabile di Inter. E a questo viaggio hanno voluto partecipare in molti perché Simoni è un mister che tutti hanno nel cuore. Di Massimo Moratti c'è un'intervista molto speciale ("Sì, la conquista di quello scudetto avrebbe cambiato la sua carriera professio­nale, ma sicuramente anche la storia dell’Inter", scrive l'ex presidente nerazzurro). E poi nel libro ci sono le parole di Bergomi, di Zanetti, di Pagliuca e del Cholo Simeone. Compagni di viaggio nerazzurri. Abbiamo sentito il mister per una chiacchierata sul libro. Ci sono gli aneddoti (tantissimi e alcuni molto divertenti), che raccontano storie di spogliatoio di un calcio antico, che a volte fatichiamo a ricordare. Simoni, in questo libro, mette la parola fine alla storia del rigore su Ronaldo (con un messaggio speciale ai tifosi). E in questa intervista ci racconta quanto questa esperienza del libro gli sia piaciuta. Con una riflessione su Pioli e l'Inter di oggi...

Tra poco uscirà la sua biografia. La storia di tre vite perché praticamente nessuno può vantare una storia del calcio così variegata e completa come la sua. Si è divertito a raccontarle?

È stata una cosa superiore alle aspettative perché veramente per me è stato come rivivere una seconda vita. Quello che avevo già fatto. Vissuta con attenzione, entusiasmo. Ho ricordato cose molto importanti della mia carriera. E' andata molto bene. Non pensavo di gradirla così questa situazione. E' stata proprio una bella esperienza.

 

Che cosa racconta nel libro che non ha mai svelato nelle interviste, in questi anni? 

Sono tutte le mie impressioni del "dopo". Di cose che ho desiderato fare e poi riviste. Le ho valutate. quelle molto belle, quelle sbagliate, quelle giuste. Rivivere la mia vita con delle considerazioni su come l'ho vissuta. E' stata una cosa che mi ha dato molto. Poter dire qui ho fatto bene, qui ho fatto male, qui andava fatto diversamente. Sono contento di quello che ho fatto. Mia moglie oltre ad essere giornalista ha vissuto le cose che ho fatto con il mio stesso interesse.

Cosa vuol dire ai tifosi che compreranno il suo libro? 

Penso che chi leggerà il libro sarà soprattutto un pubblico che non ha vissuto le cose che ho pensato di scrivere nel libro. 62 anni fa ho incominciato a fare questo lavoro. Diciamo che quelli che leggeranno oggi il libro non c'erano ancora. Penso che sia una cosa abbastanza singolare. Chi a 70 anni può parlare di cose che ha fatto a 15 anni? E' un'esperienza che ho rifatto con considerazioni diverse. Un libro che potrebbe servire agli appassionati. Non sono in tanti a poter raccontare queste cose. A 15 anni ero già andato via di casa per giocare a calcio.

Non sveliamo troppo, ma nel capitolo Inter Forever viene messa la parola fine (con estrema eleganza) a una questione della quale si parla ancora dopo anni. Era stanco che le chiedessero sempre del rigore su Ronaldo?

Sì è vero. Infatti io devo dire che questa cosa cerco sempre di non tirarla fuori. Però è difficilissimo. Ogni persona che mi conosce o che mi trova per strada mi chiede quella come prima cosa. E' una situazione abbastanza faticosa. È contrario alla mia educazione, al rispetto, andare a tirare sempre fuori questo episodio. E' stato secondo noi un brutto gesto, però per primo non lo tiro mai fuori. Mi sono trovato anche a Los Angeles in un ristorante: c'erano degli italiani e stavano parlando del rigore su Ronaldo. E allora io dico: sono passati vent'anni da quell'episodio. Quanti rigori ci saranno stati da quel momento? E invece non parlano di nessun rigore se non di quello di Ronaldo. E' una cosa che mi mette anche in difficoltà, devo dire la verità. Sono contrario a questo perché so benissimo che nel calcio succedono delle cose. Tante volte hai patito, altre volte hanno subito gli altri. In quell'occasione è stata una cosa un po' particolare perché se ne parlano ancora era una verità quell'errore. 

"La gestione del gruppo è fondamentale. Certo, sono importanti la tattica, la tecnica e la preparazione fisica. Ma se non hai un buon rapporto con i giocatori, tutto viene vanificato."Parliamo della gestione giocatori. Nell'intervista di qualche settimana fa aveva messo in guardia de Boer proprio su questo tema (leggi l'altra intervista). Pensa che sia stata questa la principale chiave dell'insuccesso dell'olandese all'Inter?

Per me è fondamentale la gestione del gruppo. Ci sono dei bravi allenatori che sul piano tecnico possono essere uguali agli altri (a livello di lavoro, come fanno i raduni, l'esperienza). Uno fa fare un giro in più di campo o tre scatti in più. Questo secondo me non è fondamentale. E' fondamentale il gruppo che riesci a costruire e al quale si riesce a fare avere un solo pensiero. Quello uguale per tutti: quello del lavoro, del rispetto, delle qualità che ci vogliono per giocare, dei sacrifici che devi fare. Secondo me se un allenatore si scontra ottiene poco. Se si fa capire con comportamenti, gesti e parole quello diventa fondamentale per i risultati. Se viene uno dall'estero che ha una mentalità diversa dalla nostra diventa difficile per lui lavorare. C'è qualcuno che si adegua e anche se è uno straniero lavora bene. In linea di massima il calcio è determinato dal comportamento dell'allenatore e che un allenatore ha verso i suoi giocatori. Gli insegnamenti che gli dà, l'unità che riesce a creare. E' più importante del fatto tecnico. Vai a Coverciano e impari, la questione tecnica. Secondo me è importante entrare nella testa dei giocatori, creare un gruppo unito e disponibile al sacrifico per i compagni, per l'allenatore, per i tifosi, per la società. Noi italiani siamo italiani, con i nostri difetti e meriti. 

Gestire uno spogliatoio con un giocatore come Ronaldo non deve essere stato semplice. Nel libro racconta di aver detto ai giocatori che per lei erano tutti uguali. Tranne uno. La presero tutti bene?

È molto importante come lo dici. Per me è stato semplice. L'Inter è stata la squadra più facile da guidare. Evidentemente c'erano dei giocatori intelligenti con i quali condividevamo le cose, si sente. Non è andata sempre così, per la verità. A volte ho fatto anche fatica. Però con quei ragazzi lì è nato un rapporto, un rapporto bello.

Possiamo dare qualche consiglio al nuovo arrivato Stefano Pioli?

Lo considero uno di noi. E' un titolo di merito che gli do. Può seguire la scuola di allenatori italiani che sono bravi. Già c'è garanzia di poche diversità: nei comportamenti, nel modo di vivere, nel modo di gestire. Il fatto che sia lui a prendere la squadra mi ha fatto molto piacere.  Ho detto diverse volte uno di noi. Conosce il nostro calcio, la nostra gente. Farà bene sicuramente. Dipende anche dai giocatori.

Nel libro si parla anche del suo esonero...

Nel libro si parla del mio esonero. E' una cosa abbastanza normale. Ma si parla di cose più importanti. E' un fatto ininfluente, per certi versi.

E per i lettori c'è anche un quiz. Nel libro troveranno una parte centrale dedicata alle foto e alle formazioni nelle quali ha anche giocato. Una in particolare è quella di una rappresentativa U21 con un punto di domanda: nessuno sa risalire a chi sia quel giocatore. Se qualche lettore dovesse scoprirlo potrà vincere un premio molto speciale...

RINGRAZIAMO GIGI SIMONI PER LA DISPONIBILITÁ

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