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Nello sport li chiamano "cicli", e i nerazzurri vogliono costruirne uno tutto loro, a partire dallo scudetto della seconda stella: l'orizzonte temporale è di un triennio, si lavora già adesso per mantenere il vantaggio competitivo in Italia e restare nell'élite europea fino al 2027".
Inzaghi al comando
—"Inzaghi possiede le chiavi di questa auto diventata ormai fuoriserie: da traballante allenatore di passaggio, è ormai diventato per meriti sul campo un manager di alta responsabilità "stanziale" a Milano. Non è solo il suo metodo democratico di gestione dello spogliatoio o la capacità di unire bello e vittoria, ai piani alti interisti è stata apprezzata (e verrà ricompensata…) la crescita nella gestione della difficoltà. Simone ha rinnovato già due volte da quando è a Milano e ora "scade" nel 2025, ma i dirigenti non vogliono che un allenatore capace di vincere almeno un titolo nelle ultime tre stagioni inizi l'anno con un contratto in scadenza. Il desiderio (reciproco) di stare insieme è tale che il rinnovo, scontato, possa non essere solo di un anno come avvenuto l'ultima volta, ma spingersi fino a due.
Nel caso, Inzaghi verrebbe blindato fino al 2027, proprio la nuova data di scadenza dei dirigenti dell'area sportiva, da Beppe Marotta a Piero Ausilio. La continuità tecnica parte proprio da loro, abituati a bruciare sul tempo la concorrenza".
Big blindati e nessun sacrificio
—"Giusto un attimo prima di sfidare il Cholo l'Inter riprenderà in mano pure la pratica per il rinnovo di Lautaro: i dirigenti vedranno il procuratore del Toro, Alejandro Camaño, direttamente nella "sua" Madrid e inizieranno a limare quei due milioni di differenza tra domanda (10) e offerta (8). C'è fiducia sulla firma dell'argentino prima di giugno, la stessa che i dirigenti nutrono sul contemporaneo sì di Barella. I nuovi contratti di capitano e vicecapitano andranno perfino oltre il famoso 2027 — qui l'orizzonte è 2028 — e saranno pezzi pregiatissimi di una squadra da preservare per intero.
I nerazzurri vincevano l'ultimo scudetto immersi in un cupo senso di precarietà (salutarono Hakimi e Lukaku), mentre stanno vincendo questo con ben altre prospettive: a meno di offerte indecenti, nessun big dovrà necessariamente partire. Ora la priorità dell'Inter non è più sopravvivere, ma costruire una dinastia".
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